(di Francesco Di Frischia CORRIERE DELLA SERA) Il governo Renzi vuole utilizzare la bolletta dell’elettricità casalinga per fare pagare il canone Rai a tutti gli italiani. Così, see per stanare i «furbetti» sconosciuti al Fisco, si attribuirebbe alle società che forniscono energia elettrica, un ulteriore compito oltre a quello già in vigore dal 2005, anche per le aziende che erogano gas e acqua, di chiedere agli utenti di fornire i dati catastali da girare poi all’Agenzia delle Entrate.
Un sistema che lascia molto a desiderare disegnato da un decreto del Presidente della Repubblica del 1973 e poi modificato dalla Finanziaria del 2005 che prevede «l’obbligo a carico dei soggetti che erogano servizi di elettricità, acqua e gas di raccogliere e successivamente comunicare all’anagrafe tributaria i dati catastali degli immobili nei quali sono attivate le utenze, così come dichiarati dall’utente».
Una successiva circolare dell’Agenzia delle Entrate del 2005 ha spiegato che questo meccanismo «è funzionale ad un’efficace azione di contrasto dei fenomeni evasivi ed elusivi riferiti al settore immobiliare nel suo complesso». In pratica il Fisco dovrebbe incrociare nelle banche dati queste informazioni per scoprire «non solo le locazioni immobiliari non dichiarate o parzialmente dichiarate – sottolinea il documento – ma anche tutte le attività economiche sconosciute o sottofatturate».
Le norme non indicano la modalità di raccolta dei dati da trasmettere all’amministrazione finanziaria, ma per queste comunicazioni le aziende dovrebbero predisporre dei moduli da inviare ai titolari dei contratti – suggerisce l’Agenzia delle Entrate – che poi dovrebbero compilarli e restituirli alle stesse società. «L’obbligo di comunicare i dati catastali sarà assolto – si precisa nella circolare – in occasione di nuovi contratti dal 1° aprile 2005, delle modifiche contrattuali, tariffarie, del cambio di fornitore, compresa la variazione del voltaggio per le forniture di energia».
L’ultima modifica risale a una circolare del 2012 dell’Agenzia delle Entrate che ha implementato e perfezionato i contenuti e le modalità online di invio dei dati: è stato introdotto, tra l’altro, l’obbligo della comunicazione negativa in assenza di dati. Una ricevuta web dell’Agenzia delle Entrate prova che l’operazione si è conclusa senza intoppi.
Il meccanismo sembra in apparenza perfetto, essendo corredato anche da alcune sanzioni: una multa da 206 a 5.164 euro per il gestore che non trasmette i dati catastali e il codice fiscale del cittadino che firma il contratto. E un’altra multa da 103 a 2.065 euro per l’utente che non compila il modulo e non lo spedisce alla società.
Fatto sta che nella pratica sono molti gli utenti che si ribellano a questa prassi ma sono anche molti i gestori che si rifiutano di funzionare come esattori. Risultato: la pratica è spesso disattesa, anche perché, e qui sta il buco nella normativa, il gestore non ha l’obbligo di rifiutare l’allacciamento in assenza di questi dati.
Tutto questo dovrebbe scoraggiare ora il governo dall’utilizzare la bolletta elettrica come veicolo per far pagare il canone. L’idea di abbassarne l’importo, portandolo a una cifra tra i 60 e gli 80 euro in base a fasce di reddito, dovrebbe passare con un emendamento alla legge di Stabilità in discussione alla Camera: il provvedimento è rivolto a chi possiede non solo un televisore, ma anche qualsiasi apparecchiatura elettronica atta alla ricezione di segnali radio e tv, compresi computer, tablet e smartphone.
Con questo sistema, secondo l’esecutivo, sarebbe praticamente impossibile evadere l’imposta (ignorata oggi, secondo prudenti stime, dal 27% degli italiani).