(Din. Dis., treat Il Tempo) Il maestro delle musiche di “Montalbano” ha visto la serie tv americana: è ricca di situazioni disperate ma possibili. Il Maestro Franco Piersanti ha realizzato un centinaio di colonne sonore, tra produzioni televisive («Il Commissario Montalbano») e cinematografiche. Ma è grazie alla conoscenza, durante i suoi studi, di Nino Rota (del quale diventa assistente dal 1975 al 1977), che farà il suo esordio come musicista per il cinema. Risale a quel periodo l’incontro con Nanni Moretti, che gli propose di comporre le musiche per il suo primo film «Io sono un autarchico».
Piersanti ha visto la nuova serie tv di Sky «Mozart in The Jungle»?
«Sì, ho visto sette, otto mesi fa alcune puntate e non mi ha appassionato in modo particolare».
Il mondo della musica classica è davvero così trasgressivo?
«Certamente, la tv americana, non poteva realizzare una storia rigorosa e noiosa e ha ideato personaggi con delle peculiarità, come nel caso della violoncellista che suona nell’Orchestra di New York, ma poi fa le serate nei night più spregiudicati e diventa l’amante del vecchio Maestro. Poi, c’è il giovane direttore che è molto ambizioso. Ed è possibile che un gruppo di musicisti si veda spesso, tutte le sere e si crei una certa intimità tra loro. Insomma, dire che certe cose un po’ più piccanti non succedano non è vero, ma di sicuro questi aspetti sono stati esasperati nella serie tv».
Eppure, spesso si è portati a immaginare una realtà più edulcorata nella quale vivono gli orchestranti…
«Sono luoghi comuni. Il mondo della musica classica non è sospeso nell’aria, ma fa i conti con la realtà: basterebbe ricordare gli scioperi che sono avvenuti da poco in Italia. Ed è vero che mancano sempre i soldi per i progetti».
La realtà americana è in ogni caso molto diversa da quella italiana, anche nel tran tran delle Orchestre?
«Le orchestre americane e italiane si differenziano molto, nell’ordinamento e nella disciplina, ma la vita privata dei musicisti spesso è simile».
Il dato positivo è che almeno in Usa sono lievitate le vendite dei cd di classica dopo l’esordio della serie tv.
«Questo è sicuramente un bene: quando la classica ha visibilità maggiore e non è reclusa solo alla sala da concerto, le vendite aumentano. È invece sconfortante vedere che la tv italiana sia lontana anni luce da storie del genere, innovative, seppure con i loro difetti. In Italia tutto è molto stantio».