(Nino Materi, discount Il Giornale) Dopo anni sulle barricate Rai, si occupa di volontariato e presta volto e lavoro alle campagne di sensibilizzazione per la donazione del sangue e contro i tumori femminili
L’inizio della seconda vita di Carmen Lasorella data 9 febbraio 1995: un giorno che pareva maledettamente normale, e che invece era solo maledetto. È lei stessa a scriverlo: «La mia carriera di inviato, anzi la mia stessa esistenza, fu interrotta dall’attentato in Somalia».
Il ricordo, ancora adesso, è un incubo che strozza il respiro: «Quando l’auto prese fuoco, raggiunta dalle schegge, chiamai Marcello (Palmisano, il cameraman Rai che era con lei a Mogadiscio ndr ), rompendo quel silenzio, perché ormai dovevamo solo precipitarci a uscire. La scoperta di un corpo inerte, in una pozza rossa, è esplosa in un dolore fisico, nel pianto, nella disperazione». Un taccuino sporco di sangue, con dentro righe di angoscia: «… il mio sequestro di alcune ore, il recupero delle spoglie di Marcello, le inchieste della magistratura, ma soprattutto il piombo dei giornali italiani e le polemiche in Rai, che sembrava volessero completare il lavoro dei cecchini somali». Contro le calunnie («ha abbandonato il suo collega sulla jeep in fiamme») Carmen ha combattuto a lungo. Capendo che la solidarietà può essere un valore assoluto o relativo: dipende dai punti di vista. Per questo oggi si è trasformata in una giornalista «social», pronta – gratuitamente – a impegnarsi per cause che aiutino chi soffre. «Nel 2000 – ricorda – ho accetto volentieri la proposta della Regione Basilicata di studiare e realizzare a costo zero una campagna per la prevenzione delle patologie tumorali femminili. “Riguardati. Ti riguarda”. Lo screening ha riscosso un grande successo».
Quella che negli anni ’90 fu la «rivale» di Lilli la rossa (l’Italia catodica degli ascoltatori dei Tg si divideva tra «gruberiani» e «lasorellani») oggi guarda oltre la luce rossa della telecamera: «Con la Regione Marche e la Confindustria di Ancona ho lavorato gratuitamente al progetto Sensoriabilis nato per sostenere il turismo accessibile, soprattutto per le disabilità. Nasce il libro Verde e Zafferano – a voce alta per la Birmania , un esperimento di corrispondenza virtuale, grazie al web, che racconta in tempo reale la protesta dei monaci buddisti contro la dittatura, ripercorrendo anche il lungo avuto incontro con la leader birmana, Suu Kyi, per anni agli arresti domiciliari».
Di tanto in tanto, Carmen torna nella sua amata Lucania (è nata a Matera il 28 febbraio 1955): «Ho studiato e girato la campagna per la Fidas Basilicata, Rossovita, mirata alla donazione del sangue». Si toglie però anche qualche sassolino dalle scarpe, avviando un’azione giudiziale contro la Rai: «Mi viene conferito l’incarico di direttore generale ed editoriale della Tv di San Marino. Un’esperienza entusiasmante». Ma poi tornano le nuvole. Sul suo sito, il capitolo riferito al 2015 recita: «Dopo un matrimonio breve, sono separata da un anno. Il cielo è ancora scuro, ma lo spinge via la luce. È la forza del nuovo giorno, è il principio di nuovi impegni, è la gioia di cominciare sempre, ad ogni istante. Come diceva Cesare Pavese: è bello vivere».
A dare la giusta forza per ricominciare, c’è il curriculum di tutto rispetto: premi e attestati che la Carmen, fresca di laurea in giurisprudenza all’università di Roma (110 e lode con tesi sul diritto all’informazione e la diffusione radio-tv in Italia e all’estero), non avrebbe mai immaginato di conquistare. Diventa nota in seguito alla conduzione del Tg2 delle 13; poi per dieci anni inviata di guerra. «Nel 1974 – ricorda – incontrai una persona eccezionale come Tiziano Terzani, il quale, leggendomi la mano mi predisse l’attentato di Mogadiscio». Un racconto che mette i brividi: «Terzani, l’uomo e il giornalista che ho sempre profondamente ammirato, pubblicava giusto nel 1995 (l’anno dell’agguato somalo contro lei e in cui perse la vita Palmisano, ndr ) Un indovino mi disse , una storia nata da una profezia ascoltata. Io invece alle parole di quell’uomo incontrato a piazza Navona vent’anni prima, non avevo dato alcuna importanza. Lui, con la mia mano tra le sue, mi aveva tracciato un futuro entusiasmante. Poi il suo viso si era d’improvviso rabbuiato: “Appena prima di compiere i quarant’anni – aveva detto – capiterà qualcosa di tremendo nella sua vita, anzi, rischierà di perderla e altri la perderanno. Poi sarà durissima e lei rinascerà”». Ha avuto ragione Terzani: sia per la «prima vita» giornalistica di Carmen; sia per la sua «seconda esistenza» da testimonial per campagne sociali e civili.
Per Carmen c’è un filo rosso che lega la sua attività di volontariato di oggi alla «predizione» di Terzani: «Ogni volta che oggi mi impegno a favore degli altri, penso a quei lunghi momenti in cui il fuoco incrociato degli assalitori ci teneva in ostaggio dentro una Land Cruiser non lontano dall’aeroporto di Mogadiscio, il 9 febbraio, a venti giorni dal mio compleanno. Nei 38 minuti, in cui Marcello Palmisano ed io, siamo rimasti vicini, accucciati tra quelle lamiere, erano altri i pensieri. E nel frastuono esterno, all’interno si dilatava il nostro silenzio per esorcizzare la paura».
Erano anni ruggenti per la televisione. Carmen è al top. Affascinante. Preparata. Sicura di sé. Con una popolarità che le vale anche l’imitazione di Gianna Martorella, che interpretava appunto «la sorella di Carmen». Una volta Carmen decise di tagliarsi la sua bella coda corvina, optando per una capigliatura vagamente androgina. Non fu una buona idea: venne ribattezzata «Carmen Il Fratello», lei si fece una bella risata, ma capì che doveva tornare al taglio tradizionale…
Di lì a poco non ci sarebbe stato più nulla da ridere. Dopo il terribile choc di Mogadiscio, qualcosa si rompe. Per la giornalista che bucava il video si aprono altre carriere: prima responsabile delle relazioni esterne della Rai, poi autrice di programmi e responsabile e corrispondente Rai per Berlino e per i paesi dell’Europa dell’est. Dal 2008 al 2012 direttore generale ed editoriale della televisione di San Marino. Torna in Rai nel 2013, nominata presidente di RaiNet.
E siamo all’altroieri, un passato recente che Lasorella descrive però con amarezza: «La Rai chiude la società RaiNet e crea al suo posto Rai Com. Contesto la mia collocazione, che vede una giornalista di chiara fama chiamata a fare il copia e incolla». Già, una «giornalista di chiara fama». Che ricorda con nostalgia i suoi primi passi: «Ho avuto un’infanzia serena, vivace, anche birbante. Poi tante e buone letture, anche in biblioteca, molto sport, le corse in motocicletta, la voglia di teatro e i primi tacchi. Collaboravo alle iniziative culturali del liceo di Potenza Q. Orazio Flacco e con i giornali locali». Un cordone ombelicale mai tagliato, quello con la sua terra: «Della mia Lucania ho la nostalgia dei colori intensi, dei rapporti semplici, del volo del falco. Ho cominciato a partire appena adolescente e sono andata via, che avevo 18 anni. Nel periodo dell’università a Roma ho vissuto nei collegi delle suore per “le studentesse del sud”. Ne ho cambiati tre, allergica agli orari e ai tavoli delle mense, ma non usava allora l’appartamento». E poi: «Sono stati anni avidi: dormivo pochissimo e vivevo di mille curiosità. Frequentavo mostre, teatri, conferenze, non mi occupavo invece di politica, benché il caso Moro e i 55 giorni del suo sequestro, in quell’atmosfera di piombo, con i comunicati numerati delle Br e le lettere scritte di pugno dallo statista, nell’insostenibile inerzia dei poteri, mi abbiano segnato profondamente, fino e oltre il tragico epilogo del 9 maggio del 1978». Aldo Moro come Marcello Palmisano. E lei testimone di un pezzo della storia italiana.