LA VERITÀ SUL RITIRO DI SANTORO: ECCO PERCHÉ È ANDATO VIA DA LA7

LA VERITÀ SUL RITIRO DI SANTORO: ECCO PERCHÉ È ANDATO VIA DA LA7

Servizio-Pubblico-Santoro(Franco Bechis, cialis Libero Quotidiano) Sta forse in due cifre la verità sul ritiro di Michele Santoro dalla tv. E sono quelle contenute all’ultima riga del bilancio 2014 della società Zerostudio’s srl, site quella che produceva per La7 prima il Servizio pubblico condotto da Michele Santoro e poi Anno Uno, la trasmissione di Giulia Innocenzi. Quelle due cifre raccontano l’utile incassato nel 2013 (1.452.549 euro) e quello restato in cassa alla fine del 2014, secondo anno pieno dell’esperienza tv con La7 (116.858 euro). I guadagni di Santoro & c si sono praticamente decimati nell’ultimo anno. E la voglia di continuare deve essere venuta meno: alla fine si rischiava pure di rimetterci dei soldi.

Guadagni risicati – Che è accaduto? Qualche cosa lo racconta un’altra riga di quel bilancio: quella dei ricavi delle vendite e delle prestazioni. Nonostante nell’anno solare 2014 Zerostudio’s (società controllata al 66,8% da Santoro insieme alla moglie Sanja Podgajski e al 30% dall’Editoriale Il Fatto spa), avesse realizzato una puntata in più dell’anno precedente, da La7 sono arrivati 9 milioni e 20 mila euro contro i 12 milioni e 340 mila euro dell’anno prima. Sono stati tagliati costi di produzione, ma non è bastato, e alla fine il guadagno è stato davvero risicato. Talmente risicato che nessuno ha pensato nemmeno di dividerselo.

Vedute diverse – Il presidente della società, Cinzia Monteverde, che per altro è anche presidente dell’Editoriale il Fatto (che nel 2014 ha chiuso con un utile assai simile a quello di Santoro), ha cercato di non drammatizzare: «È comunque un risultato molto positivo anche alla luce dell’andamento generale dell’economia, e soprattutto alla luce della crisi del mercato di riferimento e dunque di quello televisivo». Secondo il presidente della società di Santoro infatti «Il settore televisivo, esattamente come l’anno passato, sta attraversando un momento di particolare difficoltà dovuta al cambiamento epocale che i nuovi modelli d’informazione stanno imponendo agli operatori del settore. I programmi televisivi tradizionali, dunque rischiano di essere non adeguati a sostenere questo cambiamento, come testimonia la diminuzione generale degli share». Servizio Pubblico naturalmente viene ritenuto da chi lo fa un caso a parte, e infatti si segnala che è stata La7 a perdere ascolti, ma «La nostra società costituisce certamente un eccezione in questo scenario, avendo registrato con la trasmissione Servizio Pubblico e AnnoUno, risultati superiori alla media dell’emittente. Basti pensare che la media di share nel 2014 ottenuta da Servizio Pubblico si attesta al 7,26% e quella di AnnoUno al 5,59%, mentre la rete (emittente La 7) si attesta al 3,26%».

Nuove assunzioni – Per altro nel 2014 l’organico della società è pure salito: 38 dipendenti rispetto ai 35 dell’anno precedente. Questo a fronte di una diminuzione dei corrispettivi previsti dal contratto: «Va tenuto in considerazione che con il su detto contratto si è registrata una diminuzione dei ricavi rispetto al 2013, pur incrementando il volume di produzione di una puntata nel 2014. Inoltre si è reso necessario rinforzare la struttura risorse umane, e non solo, per realizzare simultaneamente oltre al talk show Servizio Pubblico anche il programma ulteriore Announo».

Pure la finanza – Zerostudio’s aveva a fine 2014 liquidità in cassa per un milione e 795 mila euro. Dopo i primi tre mesi 2015 si era però ridotta a un milione e 130 mila euro. Ed è probabilmente riflettendo su queste cifre che Santoro ha deciso al momento di chiudere l’esperienza con La7 alla scadenza naturale del contratto, il 30 giugno scorso. Ma la società di produzione resta in piedi, e qualcosa altro farà di sicuro. Qualche fastidio può avere dato al popolare conduttore televisivo anche una visita inattesa della guardia di Finanza (primo gruppo di Roma) il primo dicembre scorso, per «verificare i corretti adempimenti e versamenti ai fini Ires, Irap e Iva». Come sono arrivate però le fiamme gialle se ne sono subito andate via: «Alla conclusione delle operazioni di verifica», rivela la nota integrativa al bilancio, «è stato redatto e sottoscritto il processo verbale di constatazione che nelle conclusioni riporta: «»Il controllo effettuato non ha evidenziato irregolarità».

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