L’IRA FUNESTA DELLE #VOLOLOVERS SUL CRITICO

L’IRA FUNESTA DELLE #VOLOLOVERS SUL CRITICO

Sanremo: Il Volo, <a href=cialis andiamo in gara per divertirci” width=”300″ height=”199″ />(Mariano Sabatini, site Tiscali) L’idolatria nei confronti di miti letterari e artistici che sconfina nella patologia criminale è stata sufficientemente indagata e rappresentata. Il regista Rob Reiner ha pensato di fare un film – pregevole, anche perché tratto da un solido romanzo di Stephen King – sulla fan scatenata di un’eroina letteraria.

L’interprete, la superba Kathy Bates, è un’infermiera psicotica convinta che Misery non deve morire. Perciò sequestra il povero scrittore Paul Sheldon e su di lui infierisce in ogni modo per scongiurare la morte romanzesca di quella che considera la sua migliore amica, seppure di fantasia.

Quello che manca è però un film o un romanzo sull’ira funesta delle fans di un trio musicale suscitata dall’analisi, onesta e pacata, di un critico televisivo chiamato a esprimersi sul loro successo internazionale. Mi è venuto in mente in seguito alla serqua di in insulti scomposti che mi sono piovuti addosso via Facebook e soprattutto via Twitter dalle cosiddette #vololovers: la setta di scatenate che vive nel culto dei tre “tenorini” nati a Ti lascio una canzone di Antonella Clerici. Una valanga di banalità, inesattezze, affermazioni diffamatorie.

A Estate in diretta, con Alessandro Greco, Rita Forte e Benedetta Rinaldi su Rai1, ho definito Ginoble, Barone e Boschetto il revival di se stessi, nel senso che s’inseriscono nel filone fortunato dell’eterno ritorno al passato. Quello che all’estero fa la fortuna di settantenni come Al Bano, Toto Cutugno, Ricchi e poveri, Pupo… Interpreti appena ventenni che cantano come Claudio Villa trent’anni fa. Attendo con curiosità il Volo alla prova di un cd di inediti.

Ma ciò che più ha fatto infuriare le cheerleader del trio è stata la definizione di nerd. Giovani “secchioni”, troppo attenti alla tecnologia e ai libri per stare al passo con la musica attuale. Devo correggermi, però. A giudicare dal tasso grammaticale degli odiatori, anzi più che altro delle odiatrici, si tratta di ignorantelle e non di nerd, in libertà purtroppo non vigilata su Twitter. Ragazzine maleducate e senza freni che al massimo arrivano a leggere la playlist dei loro beniamini. Non ne scriverei se la massiccia rivolta dei cinguettii non s’inserisse nel più ampio scenario descritto da Umberto Eco, del web che innalza gli imbecilli a un livello a cui mai potranno aspirare. Fossi nei genitori di quelle fanciulline, qualche domanda sui gusti e sui modi delle figlie me la porrei.

Si sa che l’opinione dei critici viene mal tollerata, meglio l’elogio sperticato, preferibile è lisciare il pelo per il suo verso. Dinanzi al dissenso motivato di solito si grida allo scandalo dettato da invidia. Invidia di che? Per quanto mi riguarda, sono stonato come una campana stonata e non ho mai pensato di cantare neppure sotto la doccia. Figuriamoci sognare di avere successo planetario. Le critiche devono essere costruttive, si va blaterando; senza capire che lo sono tanto più – costruttive – se incidono nel profondo. Se lasciano segni da cui ripartire, dopo averci riflettuto con umiltà e intelligenza. Come del resto ha fatto Ignazio Boschetto invitando, sempre via Twitter, le esaltate a darsi una regolata.

Sul divano di Effetto estate sedeva anche Barbara Di Palma, l’inviata di Vita in diretta che segue i tre del Volo come una balia asciutta, infatti la chiamano “zia”. A un certo punto, irritata dai miei distinguo, ha pensato bene di chiedermi se fossi mai andato a un loro concerto. Come se servisse per dare una valutazione su interpreti che stanno davanti alle telecamere da quando andavano (anzi, non andavano) all’asilo. Servirà a un critico musicale, non a uno che scrive di tv e non si candida come loro agiografo. Questa domandina che avrebbe voluto essere infida ha innescato una serie di insinuazioni a-social su Sabatini che va a parlare di cose che non conosce. Baggianate.

Non è che dovendo disquisire di Giulio Cesare gli storici salgono sulla macchina del tempo per stringergli la mano o per sentirlo arringare alle folle. E i ragazzi del Volo, per quanto abbiano grandi doti canore e si facciano diligentemente guidare dal loro astuto manager, sono a distanze siderali dal grande console oratore. Sempre di tv, musica e intrattenimento parliamo. Datevi una calmata, ragazze.

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