Sul cartellone del Lucca Summer Festival, advice per la serata del 1 luglio, diagnosis i loro nomi figurano uno sotto l’altro: Bob Dylan e Francesco De Gregori. Molti avrebbero voluto vederli insieme sul palco, ma per ora i due artisti dividono solo la serata. L’italiano prima, l’americano dopo. “Impegnativo esibirmi prima di lui? No, anche se è un’emozione vedere il mio nome sotto al suo. Dylan rappresenta un punto di riferimento per me e nutro una grande ammirazione nei suoi confronti. Ma questo si annulla quando si trasloca sul piano professionale”, spiega De Gregori in un’intervista esclusiva all’ANSA. Se non sarà impegnativo esibirsi prima di Dylan, la vera sfida per De Gregori sarà la scaletta. “Per me sarà un concerto diverso, dovrò tagliare più della metà dei brani del Vivavoce tour, che sto portando in giro. Un’ora di live: sarà un po’ un’incognita”. De Gregori non ha mai nascosto la sua stima nei confronti del collega americano e il fatto che sia stato fonte d’ispirazione fin dagli inizi della sua carriera. “L’ho conosciuto verso la fine degli anni ’60 – racconta l’autore di Buonanotte Fiorellino – con la prima ondata di dischi che arrivava in Italia. Avevo sentito Blowin’ in the wind da un gruppo folk, Peter, Paul & Mary, un pezzo straordinario. Dopo un anno arriva mio fratello con un 45 giri e mi dice: ‘Ascoltalo, questo è l’originale’. Mi colpì. Tutta la dolcezza del brano era stata scalciata via dalla voce rauca e dura di Dylan. Rimasi folgorato”. Da allora la passione di De Gregori per Dylan non è mai venuta meno. “Mi piace tutto quello che fa, anche le cose più strampalate e lunatiche. Qualche anno fa, da vero fan, con moglie e figli ho fatto il giro della Spagna seguendo le date del suo tour. E a Madrid per caso sono finito nel suo stesso albergo – ricorda -. Ci fermammo insieme agli altri ad aspettare la sua uscita dall’albergo per il soundcheck. Arrivò da solo con la chitarra nel fodero: sembrava un cantautore degli anni ’70. All’epoca non c’erano i selfie, e comunque non l’avrei fatto, come non ho chiesto l’autografo”. Neanche quella volta, 15 anni fa, quando furono presentati da amici comuni. “No, non sono quel tipo di fan. E comunque lui, non so come, mi conosce. Nel 2003 ho fatto una cover in italiano di If you see her say hello e un giorno mi arriva una telefonata dalla Sony: ‘Bob vuole metterla in un suo disco’. Ancora oggi mi chiedo come mai…”. Il brano fu anche inserito nella colonna sonora di Masked and Anonymous. Lucca, stando a quel che dice De Gregori, non sarà comunque l’occasione per rinfrescare quella conoscenza fugace: “Non credo ci incontreremo. Lui è conosciuto per la sua discrezione e io non cercherò alcun incontro personale con lui. Siamo due colleghi che suonano nello stesso posto, lo stesso giorno. Capita spesso, soprattutto all’estero, che i cartelloni dei festival vengano condivisi. Non c’è niente di strano”. Intanto, De Gregori, si prepara anche per l’evento che a settembre lo vedrà protagonista all’Arena di Verona per festeggiare i 40 anni di Rimmel. “Arriverò al 22 settembre senza nostalgia. Preferisco parlare di compleanno di un album che mi riguarda ancora oggi. Sarà il filo di una serata tra amici. In parecchi verranno a brindare. Non è il cast che ci si potrebbe aspettare, con Malika Ayane, Caparezza, Elisa, Fedez, Giuliano Sangiorgi, Ambrogio Sparagna e L’Orage, mi incuriosisce la varietà. Ancora non si è chiuso il carnet da ballo, e qualcuno potrebbe aggiungersi”. L’ultima considerazione riguarda i concerti dei colleghi, in un’estate che si presenta ricca: “Mi piace sentire musica dal vivo, anche se in questo periodo non ho molto tempo. Mi incuriosiscono i Duran Duran, non li apprezzavo negli anni Ottanta, ma vorrei vedere come sono cambiati. E poi vedrei Jovanotti e Tiziano Ferro: mi incuriosisce l’aspetto ingegneristico e scenografico dei loro spettacoli”