(di ANDREA SILENZI, cialis Repubblica) Documentari, sales biopic, film, serie tv: la serie di produzioni dedicate alle vite dei musicisti, dal pop alla musica black, aumentano. I titoli in cantiere sono centinaia: molti arriveranno nei cinema, altri solo in tv. L’unica certezza? Quello che era un mercato di nicchia ora è una vera e propria industria.
Quello su Kurt Cobain è già pronto per le sale. Di quello su Amy Winehouse circola già il trailer. Quello su Tupac Shakur è in stand-by, ma in compenso è in rampa di lancio quello sui NWA. Poi ci sono quelli dedicati a Elton John, Nina Simone, Miles Davis. Documentari, biopic, film, serie tv: nei prossimi mesi è in arrivo una lunghissima serie di produzioni dedicate alla storia e alle imprese delle star della musica. I titoli in cantiere sono centinaia: molti arriveranno nei cinema, altri solo in televisione, ma quello che era un mercato di nicchia si sta trasformando in una vera e propria industria.
Non solo documentati ma anche biopic musicali: Hollywood, forse per mancanza di idee originali, forse per puro amore, si lancia nelle vite più intense e travagliate dei musiciste, dall’epoca del jazz fino a quella del soul e del pop moderni. Ecco alcuni celebri esempi di coppie da biopic: quando l’attore diventa musicista
In questa prima immagine Ethan Hawke. In “Born to Be Blue”, in uscita entro il 2015, l’attore farà rivivere la leggenda di Chet Baker
Il boom del cinema “musicale” dipende da molti fattori: primo fra tutti la spietata concorrenza tra le piattaforme televisive via cavo e streaming (come Hbo e Netflix, o come Qello, ribattezzato “lo Spotify dei documentari musicali”), che ormai investono grandi capitali in produzioni originali facili da rivendere in gran parte del mondo. Poi l’interesse di tanti registi per la vita delle rockstar e la sempre crescente curiosità del pubblico verso argomenti trascurati dai grandi media o trattati con colpevole superficialità. Un pubblico fatto di nostalgici ma anche da giovanissimi, curiosi di conoscere fatti e volti di un’epoca già lontana e pronti a spendere pochi spiccioli per una comoda visione on demand. E la pioggia di titoli copre un po’ tutti i generi, dal “sofisticato” jazz al rap più antagonista. Anche se quello del rock resta l’armadio più saccheggiato.
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Non “un film su Nirvana o sul grunge, ma sul viaggio interiore di Kurt Cobain attraverso la vita, su una personalità complessa capace come poche di esprimersi così profondamente attraverso varie forme d’arte”. Così il regista Brett Morgen ha concepito Cobain: Montage of heck, primo documentario completamente autorizzato sul rocker morto suicida a 27 anni il 5 aprile 1994 (produttrice esecutiva del film è la figlia 22enne di Kurt, Frances Bean Cobain), che dopo il debutto al Sundance e la presentazione a Berlino arriva nelle sale italiane in uscita evento il 28 e 29 aprile con Universal
Rock. Di Montage of Heck, il documentario su Kurt Cobain firmato da Bett Morgen, si sa già tutto. Passato al Sundance e realizzato con il completo appoggio della moglie Courtney Love e della figlia Frances Bean, sarà sugli schermi italiani il 28 e il 29 aprile. Il regista lo ha definito “un film sul viaggio interiore di Cobain attraverso la vita, su una personalità complessa capace come poche di esprimersi così profondamente attraverso varie forme d’arte”. La Hbo ha prodotto Sonic Highways, una serie tv costruita come una cronaca offline dell’attività dei Foo Fighters di Dave Grohl: dopo il passaggio in tv (in Italia su Sky), la serie è uscita anche in dvd.
Resta invece avvolto nel mistero il progetto legato al biopic su Freddie Mercury. Lo script giace a Hollywood da sette anni. Pochi giorni fa sembrava che Sacha Baron Cohen, dopo mille ripensamenti, avesse finalmente accettato di dirigere e interpretare il film. Brian May ha subito smentito. Per il ruolo di regista sono fatti nomi altisonanti (David Fincher, Stephen Frears), ma per il momento è ancora tutto fermo.
Il trailer del documentario del regista Asif Kapadia sulla vita e la carriera di Amy Winehouse, scomparsa per intossicazione alcolica nel luglio del 2011 a 27 anni. “Amy” uscirà nel Regno Unito il prossimo 3 luglio
È invece pronto per la sala Amy, il documentario che vuole raccontare “la ragazza dietro al nome” Amy Winehouse dal punto di vista di chi l’ha conosciuta e amata senza badare alla sua fama. Realizzato in due anni di lavoro e totalmente autorizzato dalla famiglia, “Amy” (che verrà presentato a Cannes, nella sezione “Film di mezzanotte”) rivela aspetti inediti della personalità della cantante, che contrastano con l’immagine rilanciata dai media. L’uscita in Gran Bretagna è prevista per il 3 luglio.
A Hollywood i grandi fan del rock non si contano, ma Martin Scorsese e Ron Howard meritano un posto speciale. Il primo è impegnato addirittura in due progetti: un racconto video dei cinquanta anni di attività dei Grateful Dead, di cui sarà produttore esecutivo, e un biopic dedicato ai Ramones, che dovrebbe vedere la luce nel 2016. Ron Howard, invece, punta ancora più in alto: il suo progetto si intitola The Beatles Live Project, una raccolta di materiali video registrati dai fan. Una sorta di collage amatoriale autoprodotto e assolutamente inedito.
A Toronto (e poi al SXSW di Austin) è stato presentato Love & Mercy, il film dedicato alla controversa vicenda umana e musicale di Brian Wilson, leader e cervello dei Beach Boys. Per lui due attori (Paul Dano per il Wilson giovane, John Cusack per quello maturo), mentre il ruolo del famigerato dottor Eugene Landy, il “manipolatore”, è stato affidato a Paul Giamatti. Il film uscirà negli Usa il 5 giugno, poi arriverà anche in Europa.
Elizabeth Marcus ha firmato No manifesto, un singolare sguardo sulla parabola dei Manic Street Preachers realizzato in 13 anni di lavoro: un inedito reportage sul complesso e dilaniante rapporto che esiste tra una band e i suoi fan.
Ma l’elenco dei titoli è ancora lunghissimo: Marc Canter, autore della biografia Recklwess Road: Guns N’Roses and the Making of Appetite For Destruction, ha promesso un documentario “molto dettagliato e senza scorciatoie” sulla pazza storia della band losangelina. Looking for Bon si intitolerà invece l’omaggio su pellicola all’ex cantante degli Ac/Dc Bon Scott, morto tragicamente nel 1980.
E ancora, The Ecstasy of Wilko Johnson è il titolo dei 90 minuti che il regista Julien Temple (The Great Rock And Roll Swindle, Joe Strummer: The Future Is Unwritten) ha dedicato a Wilko Johnson, ex chitarrista dei Dr. Feelgood malato di cancro e dato per spacciato già da almeno un paio d’anni. Poi ci sono ancora i lavori su Damned (Don’t You Wish We Were Dead, visto al solito SXSW), Leon Russell (A Poem Is a Naked Person) e addirittura sui misteriosi Residents (Theory of Obscurity).
Jazz, blues, soul e rap. Atteso ormai da anni, è finalmente in dirittura d’arrivo (uscita prevista entro dicembre) l’omaggio cinematografico a Miles Davis. Don Cheadle è il co-produttore, regista e protagonista di Miles Ahead, racconto incentrato su due periodi della vita e della carriera del gigante del jazz: la fine degli anni 50 e gli 80. In Born to Be Blue (uscita prevista: entro il 2015) Ethan Hawke farà invece rivivere la leggenda di Chet Baker, la tromba più cool e dolente dell’intera storia del jazz, morto a 58 anni in circostanze mai del tutto chiarite. In Zero Gravity, in uscita il primo giugno, Bill Cosby veste i panni di Wayne Shorter, un maestro della scena jazz rock degli ultimi decenni (Miles Davis, Weather Report).
Al Sundance 2015 ha suscitato grande emozione What Happened, Miss Simone? (in Italia dal 2016), affascinante ritratto della più orgogliosa, scostante, imprevedibile cantante della storia della musica afroamericana, impreziosito da una grande quantità di materiale inedito. Resta invece in stand by Nina, il film sulla cantante interpretato da Zoe Saldana e diretto da Cynthia Mort: la data di uscita è ancora un mistero. Al festival di Austin è stato presentato Mavis! di Jessica Edwards, dedicato all’icona soul Mavis Staples e degli Staple Singers. 60 anni di musica e di lotte per i diritti civili raccontati anche attraverso le testimonianze di celebrità come Bob Dylan, Bonnie Raitt e Jeff Tweedy dei Wilco.
E mentre è in preparazione un progetto dedicato a Sam Cooke, si ferma ai box il biopic sulla vita (breve) di Tupac Shakur, la grande star del gangsta rap losangelino assassinato nel 1997: il regista John Singleton ha rinunciato (“Le persone coinvolte non sono veramente rispettose dell’eredità di Tupac”) e la produzione torna al punto di partenza. Il 14 agosto uscirà però negli Usa Straight Outta Compton, storia sceneggiata dell’ascesa nello stardom del rap dei Niggers With Attitude di Ice Cube e Dr. Dre, entrambi presenti nell’elenco dei produttori.
A celebrare l’epopea del blues c’è invece American Epic, un documentario sull’avvento del blues in tre parti accompagnato da un lungometraccio (intitolato The American Epic Sessions), prodotto da Jack White, T Bone Burnett e Robert Redford, che verrà trasmesso dalla BBC e dalla PBS in autunno.
Tutti frutti. Ma nel grande pentolone della musica sugli schermi compare di tutto, a partire da All Things Must Pass, una cronaca dell’epopea del disco raccontata attraverso la vicenda della leggendaria catena Tower Records, che per decenni è stata la mecca degli appassionati di musica. Da circa un anno sono stati presentati The 78 Project Movie, un viaggio americano alla ricerca dei 78 giri e della loro favolosa storia e For Those About to Rock, dedicato a vita e opere del duo chitarristico messicano Rodrigo Y Gabriela. Nell’ultima edizione del Festival dei Popoli di Firenze è stato proiettato Finding Fela!, un documentario firmato da Alex Guibney che ricostruisce l’arte e la controversa vicenda umana del re dell’afrobeat Fela Kuti. In lavorazione ci sono un documentario su M. I. A., la rapper avanguardista britannica di origine tamil notoriamente refrattaria alle interviste, e un progetto dedicato ai Daft Punk. Ma la lista è destinata ad allungarsi.