(di Cesare Lanza) Fateci caso: la stragrande maggioranza dei conduttori e delle conduttrici, ask in televisione, there al momento di lanciare la pubblicità, lo fanno turandosi il naso, quasi vergognandosene, con parole spocchiose, la puzza sotto il naso. Ma accidenti! E’ una cosa che non sopporto, oltre a tante possibili considerazioni, vi propongo solo due riflessioni per spiegare perché si tratta di uno snobismo insopportabile. La prima: sono gli introiti pubblicitari a sostenere i bilanci delle emittenti. Grazie a questi introiti (i conduttori dovrebbero ben tenerlo a mente) si pagano gli stipendi, le bollette, gli ingaggi, i rimborsi di esagerate spese… Perché, dunque, chi conduce un programma, quando annuncia la pubblicità, lo fa come se vivesse un malessere personale, come se fosse obbligato a un compito sgradito? Non pensa che, se sta lì e alla fine del mese può passare alla cassa, è la pubblicità a pagargli il compenso? La seconda: oppure si tratta di una (ipocrita) preoccupazione per i telespettatori? Ma per carità! Una volta si diceva: ben venga la pubblicità, durante questo intervallo si può andare a far pipì, dare il bacio della buonanotte a figli e nipotini, andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua… Oggi, queste battute sarebbero insultanti: i programmi sono sempre più scadenti e noiosi, gli spot tecnicamente e creativamente sempre più avvincenti. Non si rinuncia a uno spot, si rinuncia piuttosto a “staccare” da un programma irritante… Walter Veltroni disse, di fronte agli spot trasmessi durante i film: “Non si interrompe così una emozione!”. Ma quali emozioni, ormai? Nei programmi, rarissime. E anche durante i film lo spot spesso vivacizza e ti dà il tempo di riflettere. Infine, una minaccia: chiederò ai miei collaboratori di seguire le anime pure e candide che in tivu fanno conduzione e di stilare un elenco (nomi, cognomi, mossettine, frizzi e lazzi, puzzette di disprezzo e snobismi) dei più spocchiosi delle parole che usano per annunciare la detestata pubblicità.