(di Andrea Secchi, search Italia Oggi)Arriverà un giorno, non molto lontano, in cui Netflix e Amazon non si accontenteranno soltanto di produrre serie tv originali ma irromperanno anche nel mercato dei diritti sportivi per aggiungere un tassello molto pregiato alla propria offerta. La previsione arriva dalla società di ricerca Juniper, che nel suo ultimo report sui contenuti digitali parla del potenziale dirompente che gli over the top (gli operatori che utilizzano la rete internet, in questo caso per i video) avranno fra qualche anno proprio sui diritti tv di calcio, basket, hockey e degli altri sport.
Juniper non si spinge oltre, fa semplicemente una previsione generica. «Ci vorranno ancora alcuni anni», spiega a ItaliaOggi l’autore del report, Windsor Holden, «per diverse ragioni.
Intanto a oggi non c’è un grande utilizzo da parte dei telespettatori dei servizi di streaming esistenti per guardare lo sport, anche di quelli gratuiti. E se si considerano i costi dei diritti dei maggiori eventi sportivi si comprende come siano necessari alti numeri di audience per ripagarli. In secondo luogo, bisogna considerare la durata degli attuali diritti. In Uk c’è appena stata l’asta del calcio per i prossimi tre anni, negli Usa i diritti sono assegnati per periodi molto più lunghi e si arriva ai dieci anni, ma c’è da immaginare che fra una decina di anni i servizi di streaming siano molto più diffusi e forti di quanto lo siano oggi. Direi che comunque per tutti i paesi, Italia compresa, entro la fine del decennio gli ott avranno un grosso impatto sul mercato dei diritti tv».
In realtà l’impatto, se ci sarà, potrebbe essere differente da paese a paese, a seconda di come sono venduti i diritti per le singole piattaforme. E che in Italia la situazione sia ancora ben lontana da quella prevista da Juniper lo ha dimostrato ampiamente l’asta per i diritti della Serie A che si è svolta l’anno scorso. Il pacchetto E, che comprendeva tre partite in diretta alla settimana per lo streaming online sui diversi dispositivi, decoder e tv connesse comprese, non sono stati assegnati. Anche il tentativo attraverso la trattativa privata (senza la base d’asta da 55 milioni per stagione fino al 2018) è andato a vuoto e il pacchetto è rimasto orfano. Proprio oggi se ne riparlerà in una riunione della Lega per capire come comportarsi in futuro (e si parlerà anche di un altro dossier non molto fortunato, quello più recente per l’assegnazione della Coppa Italia, non solo online).
Il pacchetto E era una novità per i diritti tv, perché comprendeva intere partita, differente è infatti il più tradizionale pacchetto Digital plus che si è aggiudicato Telecom, per trasmettere solo gli highlights su internet e mobile.
Ma che l’ingresso degli over the top nell’arena dei diritti sportivi non sia scontato lo ha detto chiaro e tondo un’altra società di ricerca, Ovum, concorrente di Juniper, di cui ha criticato il report il giorno seguente. Secondo l’analista Ed Barton, è vero che gli ott hanno ormai aperto con successo allo streaming di canali tv e non fanno solo on demand. Ma da qui a pensare che un operatore puro online possa accollarsi gli alti costi dei diritti sportivi ce ne passa. Il motivo è il modello di business dei vari Netflix: pagamento mensile ma niente vincoli, con il risultato che il numero di clienti può variare notevolmente di mese in mese. Una situazione diversa rispetto alle pay tv tradizionali che offrono sì lo sport anche online, ma lo fanno forti degli abbonamenti annuali. «Se ti metti nella condizione di pagare un miliardo di dollari all’anno per i diritti sportivi», ha scritto Barton, «e non hai un’idea molto, molto buona di quanti soldi sarai capace di farci su, questo è molto vicino al suicidio commerciale». Diverso è il caso degli sport di nicchia, di poco valore per i broadcaster tradizionali, ma che possono trovare spazio in un ott, soprattutto se la distribuzione è su più paesi.