(di Mariano Sabatini, tadalafil Tiscali) Questa stanza non ha più pareti ma… estratti conto infiniti. Non si parla d’altro nei telegiornali che dell’ipotesi di evasione fiscale del cantautore genovese Gino Paoli, store presidente dimissionario della Siae. Ossia quella Società Autori ed Editori che dovrebbe tutelare i diritti di chiunque viva spremendosi le meningi. Capisco che ci sia voglia di pulizia, in un paese che è stato governato e che ancora – stando alle cronache – è governato in vari settori da figuri inclini alle ruberie. Purché il senso di giustizia non si trasformi in giustizialismo, a patto che il desiderio di chiarezza non trascolori nella caccia alle streghe.
I mezzi di comunicazione in questo senso non aiutano, soffiando sul fuoco del malcontento e cavalcando populismi di volta in volta connotati da pseudo ideologie di destra o di sinistra, a seconda del manovratore. Leggi, anchorman o anchorwoman.
Abbiamo ancora negli occhi e nelle orecchie l’incontro/scontro di Massimo Giletti con l’ex rivoluzionario Mario Capanna, oggi ben inserito nel tessuto connettivo dei privilegi legalmente acquisiti. Si è trattato di un siparietto inutilmente eccitante, che fa lievitare lo scontento già diffuso, senza aggiungere nulla. Molto più oneroso e utile (non per gli ascolti, ahimé), anziché lanciare libri per poi chiedere frettolosamente scusa del gestaccio, sarebbe realizzare inchieste, fornire dati, denunciare malversazioni, cercare cioè di modificare il comune sentire, magari facendo pressione sui legislatori.
Massimo Giletti e la sua dirimpettaia di Canale 5 hanno trasformato il pomeriggio domenicale su Rai1 nell’ennesima occasione di agone più o meno violento. Perché, come ovvio, uno spettacolare litigio con scialo di insulti e urla miete l’Auditel molto meglio del giornalismo ispirato a un civile confronto.
Avremmo bisogno di bellezza, di spunti di riflessione colti, di evasione sana, quando purtroppo anche le belle emozioni delle canzoni che ci hanno allietato l’esistenza vengono offuscate da ipotesi di reato. Meglio buttarla in confusione, che impegnarsi a cambiare il sistema; per il ben noto meccanismo del saggio che indica la luna, mentre lo sciocco guarda il dito.
Persino lord Corrado Augias, sussiegoso e arcigno sponsorizzatore di belle letture, è stato accusato di presunti guadagni in nero dall’imputato Giuliano Soria, già patron del premio letterario Grinzane Cavour. Non si salva nessuno.
Quest’anno ci siamo risparmiati le lagne per i compensi di Carlo Conti (500mila euro) e delle vallette (80mila a testa) al Festival di Sanremo, peccato che su certa stampa infuriassero le sterili polemiche sulla pubblicazione dei lauti guadagni di Fabio Fazio con relativa foto della sua villa regale. Spero e credo che Paoli e Augias chiariranno le loro posizioni. Quello che noi possiamo fare è non farci trascinare nel qualunquismo che tutto confonde. In primo luogo le coscienze e le menti.