CARMEN CONSOLI: “A 40 ANNI MI SENTO VECCHIA. I FAN NON VOGLIONO PIÙ AUTOGRAFI, SOLO SELFIE”

CARMEN CONSOLI: “A 40 ANNI MI SENTO VECCHIA.  I FAN NON VOGLIONO PIÙ AUTOGRAFI, SOLO SELFIE”

154504249-0c3db810-3581-494f-9bef-50d7c73940db(di ANDREA MORANDI, mind Repubblica)Pubblica il nuovo album “L’abitudine di tornare” dopo cinque anni di assenza. Intanto è diventata mamma, “e ho cambiato il mio punto di vista sul mondo”. “Canto se ho qualcosa da dire. A imbrogliare non ci riesco, non sono capace di incidere canzoni a scadenza. Non ho l’ossessione di apparire o di stare al centro della scena”

MILANO – Felice sì, come sempre, ma confusa proprio no, anzi, al contrario: lucida, determinata e anche piuttosto indignata. A oltre cinque anni dall’ultimo album di inediti – Elettra, era il 30 ottobre del 2009 – Carmen Consoli il 20 gennaio ritorna con un nuovo disco a cui, non a caso, ha dato un titolo emblematico: L’abitudine di tornare. “Anche se, in realtà, la mia non è affatto un’abitudine, anzi, io torno unicamente se ho qualcosa da dire. Perché? Ma perché a imbrogliare proprio non ci riesco, non sono capace di incidere canzoni a scadenza. Gli album saranno una necessità per l’industria discografica, non certo per me, ero anche pronta a ritirarmi se non mi fosse uscito nulla, non ho l’ossessione di apparire o di stare al centro della scena”. Nessun giro di parole – come sempre – per quella che, piaccia o meno, rimane una delle (poche) anomalie della scena italiana, un’artista che in due decenni ha sempre e comunque fatto ciò che ha voluto, sempre lungo la sua strada, senza troppe concessioni a pubblico o mainstream, si trattasse di passare per il Festival di Sanremo o collaborare con Emma Dante.

Carmen Consoli si riprende il suo ruolo di cantautrice. L’artista catanese pubblica il nuovo album L’abitudine di tornare a ben cinque anni dall’album precedente, Elettra. È il segnale tanto atteso dai fan del rientro a tempo pieno di Carmen sulla scena musicale, abbandonata temporaneamente per coronare il suo sogno di maternità. Quando il lieto evento si concretizzò, fu lei stessa a diffonderne la notizia con un post sui social network, il 10 luglio 2013. I “like” dei fan furono tantissimi e affettuosi. Come lo saranno adesso nell’apprendere del suo ritorno su disco e in tour nei Palasport. Partirà il 9 aprile 2015 da Porto San Giorgio (Fermo), per poi attraversare tutta l’italia. : 11 aprile Roma – palalottomatica, 13 aprile Milano – Mediolanum Forum, 14 aprile Torino – Pala Alpitour, 16 aprile Modena – Palapanini, 18 aprile Firenze – Nelson Mandela forum, 22 aprile Jesolo – Pala Arrex, 24 aprile Rimini – 105 Stadium, 27 aprile Bari – Palaflorio, 28 aprile Napoli – Palapartenope, 30 aprile Acireale (Catania) – Palasport Tupparello.

Mediamente isterica, forse, ma senza dubbio totalmente coerente, e L’abitudine di tornare conferma – se ancora fosse servito – la statura importante come autrice della Consoli: dieci canzoni che sono dieci racconti, dieci fotografie – non Instagram, però – in cui si vede e intravede un Paese di cui non andare fieri, dalla furia mediatica che accoglie l’ennesimo barcone di clandestini ne La notte più lunga alla Palermo di Esercito silente, in cui si racconta di mafia e omertà, additando uno “Stato assai spiacente che posa una ghirlanda tricolore con su scritto assente”. “Sì, è vero, c’è molta indignazione, non lo nascondo. In questi anni ho scritto perché ho vissuto, le canzoni sono state una conseguenza diretta di esperienze, eventi, sensazioni. Mi sono allontanata in maniera sana dall’ambiente per ritrovare stimoli. Ovviamente – e anche molto banalmente, so di non essere originale – avere un figlio (Carlo Giuseppe, nato nel luglio del 2013, nda) mi ha fatto modificare il punto di vista sul mondo, facendomi osservare tutto in un’altra chiave. La gravidanza e il parto per una donna sono un percorso di rinascita, non potevano non influenzare l’album che in realtà ho scritto in due mesi, la scorsa estate, e registrato immediatamente”.

E così, diciannove anni dopo Due parole – il primo lampo, il primo passo di una strada che forse in pochi prevedevano tanto lunga (“Ma io ci speravo”, ride lei) – la cantantessa continua a tessere canzoni con estrema cura, anche sonora, tra echi di pop in lingua inglese (“Ho le mie passioni, tipo Kristin Hersh e le Throwing Muses”) e richiami al folk siciliano, consapevole che attorno a lei il mondo è cambiato drasticamente. “Ho compiuto quarant’anni lo scorso settembre, ma a volte mi sento vecchia. Qualche giorno fa, in vista delle prime presentazioni di questo nuovo lavoro, ho preparato i pennarelli per fare autografi, ma ho scoperto che nessuno vuole più autografi. I fan ora vogliono solo i selfie, nient’altro. Selfie e basta. Lo so, sarò un po’ all’antica, ma io a tutta questa immediatezza di comunicazione non credo molto, sono ancora convinta che sia fondamentale il tempo per la riflessione e che non sia necessario condividere qualcosa nello stesso momento in cui la provi. E lo stesso vale per la musica: oggi si diventa celebri in una serata alla tv, ma negli anni Novanta la gavetta era fondamentale, necessaria se volevi creare qualcosa. E io quando facevo i primi concerti a Catania e avevo davanti 20 persone, pensavo che poi, magari, sarebbero diventate 30, 40, 100. E poi forse 3000. Ecco, io a questo credevo”. Il tempo le ha dato ragione.

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