Caso Liam Payne: ritirate le accuse di omicidio colposo contro l’amico e due dipendenti dell’hotel

Caso Liam Payne: ritirate le accuse di omicidio colposo contro l’amico e due dipendenti dell’hotel

La decisione della Corte d’Appello di Buenos Aires

Le accuse di omicidio colposo nei confronti di Rogelio “Roger” Nores, amico di Liam Payne, e di due dipendenti dell’hotel CasaSur Palermo di Buenos Aires sono state ritirate. I giudici della Corte d’Appello hanno annullato la decisione precedente che aveva portato all’incriminazione dei tre dopo la tragica morte del cantante avvenuta il 16 ottobre scorso, quando Payne è precipitato dal balcone del terzo piano dell’albergo.

I due dipendenti scagionati sono Gilda Martin, responsabile della sicurezza, ed Esteban Grassi, capo receptionist dell’hotel. Entrambi erano stati accusati di negligenza nella gestione della sicurezza della struttura. La sentenza è stata pubblicata otto giorni dopo l’udienza presso il Tribunale penale e correzionale nazionale argentino.

Le dichiarazioni di Nores e del suo avvocato

Dopo l’annuncio dell’annullamento delle accuse, Rogelio Nores ha espresso il suo sollievo alla rivista Rolling Stone:
“Sono contento che sia finalmente finita. Sono felice di poter viaggiare nel Regno Unito e così poter dire addio al mio amico”.

Il suo avvocato, Rafael Cuneo Libarona, ha dichiarato:
“Abbiamo sempre sostenuto che Nores non fosse responsabile della morte di Liam Payne. Era solo un suo amico e non aveva alcun dovere legale di garantirne la sicurezza”.

La sentenza ribalta quella emessa a dicembre dal giudice Laura Bruniard, che aveva accusato Nores di aver mancato ai suoi “doveri di cura, assistenza e aiuto” nei confronti del cantante. In sua difesa, Nores ha sempre sostenuto di non essere il manager di Payne, ma solo un caro amico.

Ancora in carcere i due uomini accusati di spaccio

Restano invece sotto accusa Braian Nahuel Paiz, cameriere dell’hotel, ed Ezequiel David Pereyra, ex dipendente della struttura, sospettati di aver fornito cocaina al cantante poco prima della sua morte. Se riconosciuti colpevoli, potrebbero rischiare pene da 4 a 15 anni di carcere.

I procuratori hanno ancora la possibilità di presentare ricorso contro la decisione della Corte d’Appello, ma non hanno ancora annunciato se lo faranno.

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