Sinner e il no al Quirinale: una polemica inutile e fine a sé stessa

Sinner e il no al Quirinale: una polemica inutile e fine a sé stessa

(di Francesca Mennone)

Jannik Sinner ha detto “no” all’invito di Sergio Mattarella al Quirinale per celebrare i successi del tennis italiano, che mai come in questo periodo ci sta dando tante soddisfazioni. Proprio a Melbourne, dove si è laureato campione dell’Australian Open 2025 battendo il tennista russo Alexander Zverev, Sinner aveva già espresso il suo dubbio sulla partecipazione: “Non so se ci vado”.

Forse è stato il trionfo agli AO, il secondo consecutivo per l’altoatesino, a pesare maggiormente sulla scelta definitiva di non presenziare al Quirinale insieme ad altri campioni azzurri come Matteo Berrettini, Jasmine Paolini, Sara Errani e Lorenzo Musetti. Il campione ha preferito prendersi del tempo per elaborare questa nuova vittoria, staccare la spina dagli impegni e dalla fatica e regalarsi un periodo di riposo tornando nella sua città natale, Sesto Pusteria, dove starà insieme alla famiglia.

“Adesso ci sta avere un po’ di tempo libero” – aveva infatti dichiarato a margine di uno shooting fotografico con il trofeo australiano – “Poi, quando ci rimetteremo al lavoro, il tennis avrà di nuovo il 100% della mia attenzione. Ci sono tanti tornei importanti in cui devo essere al top, ma è fondamentale l’equilibrio tra la vita fuori dal campo e il lavoro in campo”.

 

Una scelta legittima e giustificata, se si pensa che nel corso del torneo il campione italiano ha affrontato una serie di problematiche fisiche non di poco conto. Il suo allenatore Darren Cahill, in una dichiarazione a SuperTennis, ha rivelato dei particolari sul suo malore nel bel mezzo della partita contro Holger Rune, che lo ha costretto a chiedere un medical time out di quindici minuti. I problemi, a quanto pare, erano nati già prima del match.

“Jannik era bianco come un lenzuolo – dice il coach -. Non sapevamo se sarebbe sceso in campo. Stava così male. Sapevamo dal giorno prima che non si sentiva bene, quindi era andato a letto presto. Abbiamo annullato tutti gli allenamenti, siamo andati dal dottore, gli hanno dato dei gel per aumentare l’energia. Si è riposato, ha fatto un bagno ghiacciato per farlo ripartire e lo abbiamo buttato in campo senza riscaldamento”.

 

Non sono mancate le polemiche sul web e sulla carta stampata, a cominciare da chi fa notare che non sia la prima volta che Sinner dice no a eventi importanti. Sinner ha rinunciato, solo quest’anno, sia alle Olimpiadi di Parigi, per problemi fisici, che all’invito al Festival di Sanremo – arrivato in maniera pubblica da Amadeus, con tanto di video. Aveva rinunciato anche a Tokyo 2020, perché quell’anno non aveva giocato il suo miglior tennis e aveva bisogno di concentrarsi sulla sua crescita – decisione, questa, che forse si è rivelata proficua, a giudicare dal palmarès del numero uno al mondo.

Giovanni Malagò, presidente del CONI, ha commentato così: “L’assenza di Sinner? Se uno ha degli impedimenti… non aggiungo altro. L’atmosfera è sempre bella”.

Più edulcorato l’intervento del presidente della Federazione Italiana Tennis Angelo Binaghi: “Nessuno sgarbo, ci mancherebbe, abbiamo un presidente di tale livello che ha capito benissimo quali sono i problemi di Sinner – ha detto, riferendosi a Mattarella – “Chiaro che sono estremamente dispiaciuto ma non dimentichiamo quanto visto in tv una decina di giorni fa, la situazione psicofisica del ragazzo richiede estrema attenzione, la sua salute è prioritaria.”

 

La volontà di Sinner di prendersi del tempo per sé stesso e per stare con i suoi cari, lontano dagli obblighi formali, non nasce dal nulla, ma è, probabilmente, anche dettata dal desiderio di tutelare la propria salute fisica – ma anche mentale – in vista dei prossimi tornei. Quello che emerge dalla sua decisione è un tema di grande attualità: il diritto, anche per gli atleti di alto livello, di prendersi una pausa per il proprio benessere fisico e mentale. Troppo spesso il pubblico e i media tendono a vedere i campioni come macchine infallibili, dimenticando che dietro le loro straordinarie prestazioni ci sono persone con emozioni, fatica, pressioni e necessità di recupero. È un argomento che sempre più atleti di fama mondiale hanno portato alla luce negli ultimi anni. Da Simone Biles a Naomi Osaka, diversi campioni hanno sottolineato quanto sia fondamentale prendersi cura di sé stessi, anche se questo significa rinunciare temporaneamente a competizioni o obblighi mediatici. La società incoraggia sempre più l’idea che il benessere personale debba essere una priorità, eppure, quando si tratta di sportivi di alto livello, questa narrativa sembra vacillare, lasciando spazio a critiche e speculazioni. Ma la verità è che la performance di un atleta è strettamente legata alla sua condizione psicofisica: se non è al massimo, difficilmente potrà dare il meglio sul campo.

Jannik Sinner, con questa sua scelta, manda un messaggio importante: anche i campioni hanno bisogno di tempo per sé stessi, per ricaricarsi e affrontare al meglio le sfide future. E forse è proprio questa consapevolezza che fa di loro non solo grandi atleti, ma anche esempi di equilibrio e maturità.

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