“Nella vita e nel lavoro sono una leonessa”, infatti, “per il provino di ‘Mufasa: Il Re Leone’ ho fatto di tutto, in ballo avevo altre cose di lavoro ma lo volevo davvero. È stato un provino lunghissimo, un’intera giornata”, e dopo un po’ di tempo, “è arrivata la risposta dall’America”. A dirlo all’Adnkronos è Elodie, che nel prequel de ‘Il Re Leone’ presta la voce a Sarabi, moglie di Mufasa e mamma di Simba. “Abbiamo anche cantanto”, racconta Marinelli, voce di Mufasa, che ammette: “l’auto-tune fa dei miracoli impressionanti”, dice scherzando. “Abbiamo affrontato una lunga selezione, nessuno ti regala nulla come è giusto che sia”, fa notare Alberto Boubakar Malanchino, star di ‘Doc – Nelle tue mani’, voce di Taki che poi diventerà Scar, il villain de ‘Il Re Leone’.
Dal 19 dicembre nelle sale con Disney, il film racconta, attraverso Rafiki, la leggenda di Mufasa alla giovane cucciola di leone Kiara, figlia di Simba e Nala, con Timon e Pumbaa che arricchiscono il racconto con le loro battute e canzoni. Raccontata attraverso flashback, la narrazione si concentra su Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un leone comprensivo di nome Taka, erede di una stirpe reale. L’incontro casuale dà il via al viaggio di un gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino. “Trovare il proprio ruggito è un percorso lungo, fatto di piccoli passi, di fiducia in se stessi e nella famiglia, non per forza deve essere quella di sangue”, spiega Elodie nell’intervista.
Nella ricerca dell’identità “la mia grande fortuna è stata quella di poter contare su persone che mi hanno sostenuto, anche se alla fine la prima persona che ti sostiene devi essere tu”, dice Malanchino. Per l’attore “a volte è difficile trovare un ruggito all’interno di tanti contesti dove c’è caos e un ordine precostituito perché spesso, purtroppo, le persone ti vorrebbero in un modo e, quindi, passi la maggior parte della tua vita a voler essere conforme a una figura che ti viene imposta anziché cercare il tuo percorso personale”. Il doppiatore di Taki però ha preso una strada diversa: “ho scelto di emanciparmi e di elevarmi, e ci sono arrivato anche grazie alle persone che mi hanno sostenuto facendomi capire che la strada giusta era quella di seguire la mia voce”.
Secondo Marinelli “è necessario essere curiosi verso se stessi e verso gli altri ed è importantissimo non mettere a tacere né la propria voce e né quella degli altri. E’ un tema gigante da affrontare, ma per dirla ‘alla Mufasa’ di base dovremmo tutti essere curiosi e aperti al dialogo con la vita”. Nell’attuale momento storico “penso che questa storia sia una lezione preziosa sia per i giovani che per gli adulti”, dice all’Adnkronos il regista Jenkins, che torna sul grande schermo dopo ‘Moonlight’, con cui ha vinto l’Oscar, e ‘Se la strada potesse parlare’. “Andiamo nella profondità di Mufasa, che ci mostra come sia possibile essere grandi se si dialoga con il proprio ambiente, se si è aperti a ricevere le lezioni della comunità, se sei aperto a guardare oltre la tua cultura sperimentandone nuove”, ma nel mondo di oggi “ci sono molti leoni che usano l’inganno per governare la comunità, è così da sempre”, fa notare il regista.(di Lucrezia Leombruni)