Quanto l’ha aiutata, nel corso della sua carriera, essere una giornalista? Da venerdì 15 novembre la conduttrice torna su Rai 1 con “The Voice Kids”, successo a cui ha dato volto e sorriso: «A stupirmi non sono tanto una voce prorompente o il vocalizzo fine a se stesso, quanto le emozioni che i giovani protagonisti trasmettono attraverso la musica, che è un grande conforto per l’anima». E ancora: «Vivo molto il programma da persona e non da conduttrice, tutte le cose che faccio le sento.
Si tratti di ragazzi o di senior, il mondo “The Voice” è ormai a tutti gli effetti casa sua, cosa rende questo format tanto giusto per lei?
Il format è già fortissimo in partenza, perché le poltrone rosse che si girano sono uno switch importante della trasmissione, la gente a casa vuole vedere chi premerà il pulsante e si volterà. Io e i coach abbiamo fatto tutto il possibile per renderlo empatico, con il racconto delle storie, con l’interlocuzione con i protagonisti prima del loro ingresso in studio, sul divano per i senior e sopra le casse dietro le quinte per i bambini. È un modo per rendere più calda la narrazione. Nel momento in cui il bambino o il senior arrivano sul palco, a casa già tifi per loro perché ne conosci la storia. Questo mix è l’idea vincente, il meccanismo della gara unito all’empatia.
I bambini, i ragazzi, così come gli over 60, scelgono “The Voice” per realizzare un sogno. Quanto è importante coltivare un sogno, una passione nella vita?
Facendo questo programma ho capito ancora di più quanto sia indispensabile. Che tu sia ragazzino o over 60 i sogni diventano impellenti, importantissimi. Un ragazzino deve sognare per poter crescere, mentre per una persona over si tratta dei sogni che non ha realizzato, e per questo sono ancora più forti, le ultime occasioni. Nell’età di mezzo, quando hai vent’anni e sei a “The Voice of Italy”, hai la possibilità di uscire e avere una carriera discografica, a “The Voice Kids” o a “The Voice Senior” lo fai come gioco, è davvero una passione genuina, non finalizzata a diventare famosi.
Cosa la stupisce dei suoi giovani concorrenti?
Il talento e l’impegno che ci mettono, ci sono giovani straordinari. A stupirmi non sono tanto la voce prorompente o il vocalizzo fine a se stesso, quanto le emozioni che esprimono attraverso la musica. Sono ragazzi che forse i social hanno reso un po’ più soli, ma la musica è un grande conforto dell’anima. Quando cantano questo si vede.
C’è un sogno che custodisce prezioso dentro di sé?
I miei sogni li ho realizzati tutti. Ho avuto molto di più di quello che sognavo da ragazzina: sono nata in provincia, e la provincia è molto formativa, è una spinta propulsiva importante. Ho avuto la mia bambina che desideravo, il successo a cui ambivo. I sogni adesso li ho per mia figlia, per le nuove generazioni. Per me stessa mi sembrerebbe di chiedere troppo alla vita. Va bene quello che ho.
Giovinezza e terza età sono due espressioni della vita. Che rapporto ha con il tempo che passa?
Non è facile, e non lo dico da un punto di vista estetico, perché quello ci sta e anche perché non ho mai basato la mia carriera sull’aspetto fisico. Mi piacerebbe tornare indietro di vent’anni e rivivere tante cose, magari alla stessa maniera (sorride). Quando compi sessant’anni è normale chiedersi quanti anni buoni ci saranno ancora. I sessanta sono un’età spartiacque importantissima.
Come è cambiato, nel tempo, il suo vivere la popolarità?
L’ho sempre vissuta con grande tranquillità, visto che il successo lo dobbiamo alla gente credo sia giusto essere sempre disponibili. Le persone mi dimostrano affetto, un affetto vero. Non ho tanti haters, certo c’è magari chi mi attacca e mi dice di tornare in cucina, come se la cucina non fosse il luogo del cuore degli italiani, delle chiacchiere, del conforto, una parte centrale della nostra vita. Qualche volta capita, ma la maggioranza delle persone dimostra di volermi bene. Forse perché sono sempre entrata nelle loro case all’ora di pranzo. Se il primetime ti dà larga popolarità, il daytime ti dà proprio l’amore della gente.
Quanto l’ha aiutata, nel corso della sua carriera, essere una giornalista?
Mi aiuta prima di tutto ad avere il senso della notizia. Mi rendo subito conto, andando in onda anche prima del telegiornale, quando è il caso di rimarcare una notizia. Stefano Coletta (ex direttore Rai 1) mi mise alla conduzione del programma di mezzogiorno dicendomi di sapere che se fosse accaduto qualcosa sarei stata in grado di fronteggiare una notizia. Il giornalismo mi ha dato il senso del ritmo. Mi accorgo quando rischio di annoiare il pubblico, durante un’intervista o una ricetta, capisco quando è troppo lunga. Nel giornalismo quando vai in montaggio non puoi innamorarti dei tuoi pezzi, devi tagliare. E questa cosa te la porti dietro. Il senso del ritmo, della noia, ce l’ho molto preciso.
Dopo tanti successi ottenuti cosa la emoziona ancora del suo lavoro?
Tutto. A “The Voice Kids” piango tanto, possono emozionarmi una voce, una storia. Vivo molto il programma da persona e non da conduttrice, tutte le cose che faccio le sento. Succede anche quando vado in onda con “È sempre mezzogiorno” e devo dare una notizia, come è capitato con il dramma di Valencia: noi siamo un programma di leggerezza, ma non vuol dire stupidità. Tante volte l’emozione passa e la trasferisco: dentro la mia trasmissione passa anche la vita, è questo che mi piace.
Qual è l’aggettivo con cui definirebbe la sua carriera dal debutto a oggi?
Fortunata, perché la fortuna è un elemento importante. E “di sentimento”. Quel sentimento che è più facile emerga nei people show, nei programmi che hanno a che fare con la gente comune.
Cento anni di radio, 70 di Tv, cosa rappresenta per lei la Rai?
La Rai è la mia casa, anche con i piccoli contrasti che in ogni casa inevitabilmente ci sono. Non è che la famiglia è sempre quella felice delle pubblicità, ma è la mia vita. Nel 2026 saranno quarant’anni. Quando vedo il pennone con la scritta Rai, Radiotelevisione italiana, mi emoziono, è la Televisione, la Tv con la quale sono cresciuta. La mia generazione sa che cosa voglio dire.
C’è una canzone che dedicherebbe, più di ogni altra, al suo pubblico?
“Viva la Vida” dei Coldplay, un brano che mi emoziona sempre e che è un po’ un monito che vorrei lasciare al pubblico, anche quando si vive un momento di difficoltà. Dentro c’è tutto, c’è la vita, che non è tutta rose e fiori. I bassi ti fanno apprezzare gli alti e viceversa, altrimenti sarebbe tutto piatto e non sarebbe anche divertente. Sarebbe noiosa.