“I supereroi sono le persone comuni che affrontano ogni giorno le sfide della vita, e io voglio raccontarle”. Questo afferma Stefano Chiantini che, alla 19esima Festa del Cinema di Roma, presenta ‘Supereroi‘ con Edoardo Pesce, Barbara Chichiarelli e Sara Silvestro. Dopo ‘Il ritorno‘, con protagonista Emma Marrone, il regista è tornato a narrare le vite comuni di persone che affrontano i drammi familiari, concentrandosi sull’evoluzione emotiva del complesso rapporto tra un padre e sua figlia.
Alvaro (Pesce) e Jenny (Silvestro) sono padre e figlia. Lei è una promessa del nuoto, lui è un camionista e il suo primo tifoso. Il loro legame si è incrinato quando l’uomo ha deciso di lasciare Margherita (Chichiarelli), la madre di Jenny, una decisione che la figlia non riesce a perdonare e non smette di ricordargli. Così il loro legame, una volta forte e tenero, si è caricato di astio e insofferenza. Tutto però cambia quando Alvaro, a causa di un malore, necessita di cure continue e viene affidato a un badante, una situazione che Jenny fatica ad accettare. “Questo film l’avrei chiamato ‘Apnea’ per le sfide che i personaggi affrontano: Jenny non va in apnea solo quando nuota, ma anche quando affronta difficoltà. Alvaro, invece, dopo un ictus si sente bloccato, non solo nei movimenti”, spiega Pesce.
Incentrato nel film è anche il tema della rinuncia, che emerge quando Jenny decide di abbandonare il nuoto per stare vicino al padre. Quell’unione ‘forzata’ diventa un modo per riscoprirsi. “Come la protagonista di ‘Supereroi‘, ho lasciato il mondo dell’agonismo, ho nuotato a livello agonistico per 12 anni. Poi è arrivata la recitazione e spero di proseguire su questa strada”, racconta Sara Silvestro. “Lo sport è una scuola di vita, mi ha insegnato disciplina, il senso del sacrificio e la necessità di studiare o allenarsi per raggiungere obiettivi. Lezioni di vita che mi stanno aiutando nel mondo del cinema”, dice l’attrice.
‘Supereroi‘ è una storia autentica “e oggi è sempre più difficile raccontare storie diverse da quelle che vediamo in giro, poiché gli spazi nel cinema si sono ridotti. Forse deve cambiare la prospettiva dell’industria”, sottolinea Chiantini. Gli fa eco Barbara Chichiarelli: “secondo me c’è un’estrema necessità di questo tipo di film. Una poetica che non è mai ‘a caratteri cubitali’, nessuno vuole risposte ma riflettere sulle complessità perché la vita è complessa. In qualche modo, prosegue, vedere le difficoltà riflesse negli altri aiuta a comprendere e ad affrontare i problemi per superarli”. Ma anche “vedere com’è fatto il mondo, ad esempio qui mostriamo una genitorialità che non è dettata dal sangue e questo è un tema di grande attualità nelle famiglie eterosessuali e omosessuali”, conclude Chichiarelli.