Nel 2022 è stato premiato con l’International Opera Award come miglior direttore. Dal 2017, è il Direttore musicale dell’Opera di Lione, ma è anche alla guida dell’Ulster Orchestra nel Regno Unito ed è Direttore ospite principale della Bayerische Staatsoper di Monaco. È Daniele Rustioni, che ritorna sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai nel concerto che Rai Cultura propone in live streaming su RaiPlay, giovedì 24 ottobre alle 20.30 dall’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino.
Per il suo ritorno sul podio dell’Orchestra Rai, Rustioni propone in apertura del concerto l’Ouverture op. 76 dall’opera “Il mercante di Venezia” di Mario Castelnuovo-Tedesco, ispirata al dramma di Shakespeare, composta nel 1933 e dedicata ad Arturo Toscanini. La prima esecuzione della partitura fu data nel 1935 dall’Orchestra della Rai di Torino.
A seguire, il Concerto n. 2 in la maggiore per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, scritto a Weimar tra il 1848 e il 1849 e successivamente rivisto più volte fino al 1861. A interpretarlo è chiamato il pianista svizzero Francesco Piemontesi, che ha ricevuto vari riconoscimenti in concorsi prestigiosi, tra i quali il “Reine Elisabeth” di Bruxelles nel 2007 ed è stato nominato “Artista Bbc New Generation” fra il 2009 e il 2011. Ospite regolare delle più importanti orchestre, dalla London Philharmonic all’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, ha collaborato con direttori quali Zubin Mehta, Marek Janowski, Vasily Petrenko e Yuri Temirkanov. Pianista di grande sensibilità, ha conquistato la scena internazionale sia suonando in rinomati festival e sale da concerto, sia attraverso le sue numerose incisioni dedicate a Mozart, Dvořák e Debussy.
Chiude la serata una pagina di elevato virtuosismo sinfonico: il Concerto per orchestra di Béla Bartók. Dedicato alla memoria di Natalia Kussevitzky, fu eseguito per la prima volta dalla Boston Symphony Orchestra a New York nel 1944. Questo capolavoro della maturità, scritto durante i difficili anni dell’esilio americano di Bartók, attenua gli aspetti più aggressivi e arditi tipici del linguaggio dell’artista ungherese a favore di una linearità espressiva e di una cantabilità immediata che richiamano le melodie della patria lontana.