Non riesco a confrontarmi con il cinema di oggi, ne vedo poco

Non riesco a confrontarmi con il cinema di oggi, ne vedo poco

Paolo Sorrentino, celebre premio Oscar, ha recentemente presentato il suo ultimo film: ‘Parthenope‘, che sarà disponibile nelle sale dal 24 ottobre grazie a PiperFilm, proiettato in oltre 500 cinema. Sebbene stia per uscire ufficialmente, ha già avuto diverse anteprime di mezzanotte (una distribuzione limitata di 7 giorni, con 15 proiezioni al giorno, con un unico spettacolo in alcune città italiane). “Sono state un grande successo. Molti giovani sono venuti e hanno davvero apprezzato. I ragazzi sono liberi e non hanno pregiudizi e dietrologie. Da adulti, invece, si guarda con un bagaglio di idee e aspettative diverse”.

Il film esplora temi come la giovinezza fugace e il passare del tempo. Tra i protagonisti ci sono: Celeste Dalla Porta (Parthenope Giovane), Stefania Sandrelli (Parthenope Adulta), Gary Oldman (John Cheever), Silvio Orlando (Devoto Marotta), Luisa Ranieri (Greta Cool), Peppe Lanzetta (Vescovo o Tesorone) e Isabella Ferrari (Flora Malva). Ma la vera protagonista è chiaramente Parthenope. “Dopo nove film con protagonisti maschili, volevo mettere al centro una donna”, racconta Sorrentino. “Ho pensato che una vitalità selvaggia si addicesse più a una donna. È una storia apparentemente ambiziosa, ma in realtà molto semplice e sentimentale, sulle fasi della vita: dalla giovinezza, dove si abbandona e, se fortunati, si può trovare la felicità, fino all’età adulta, quando ci si accorge che la vita ci sta un po’ abbandonando. Un momento malinconico e pessimista che viene però smentito da Stefania davanti alla città di Napoli“.

Per quanto riguarda il cinema, Sorrentino dice: “Il cinema dovrebbe guardare, ma in modo bizzarro. Mi piace vedere spostando lo sguardo verso l’immaginazione e la fantasia. Non sono in grado di confrontarmi con il cinema di oggi perché ne vedo poco, né di giudicare quello che faccio. Alla fine, uno è condannato a fare ciò che sente, non c’è altro modo per me di fare questo lavoro. Non faccio troppi calcoli, questa storia mi riguardava in quel momento in cui l’ho concepita. Non è importante ciò che ho provato io rispetto al film, ma il film stesso”.

Tra le donne protagoniste non c’è solo la giovane ParthenopeCeleste Dalla Porta (“Il mio personaggio è davvero sfaccettato in questo racconto che parla dello scorrere del tempo, qualcosa di sottile e delicato”) e Parthenope adulta, ovvero Stefania Sandrelli (“odio lo scorrere del tempo”), ma anche Isabella Ferrari nel ruolo di Flora Malva: “Il ruolo iconico regalatomi da Paolo mi ha permesso di esprimere le mie emozioni. Le donne belle vengono continuamente giudicate. Durante la mia carriera, ho avvertito su di me rancore e pregiudizi riguardo al mio aspetto fisico. La frase sulla bellezza che incanta i primi dieci minuti e irrita i successivi dieci anni è proprio vera”. E Luisa Ranieri, nel ruolo dell’iconica diva Greta Cool: “Lei rappresenta il divismo, un personaggio meraviglioso che incarna una certa napoletanità. È una donna sola con un passato non sereno”.

Protagonista del film è anche la città di Napoli. “Sono tornato a girare lì e l’ho trovata, per certi versi, cambiata, assediata dal turismo ovunque. È una città che resiste e mantiene un’identità precisa, ma che comunque conserva la sua essenza. Non è una città snob, è autoreferenziale”. E Silvio Orlando aggiunge: “Sono orgoglioso di aver raccontato questo pezzo di Napoli, negli anni settanta all’università. C’è un grande fermento culturale e spero di aver reso giustizia a quell’epoca con una rappresentazione accurata”.

In merito alla mancata candidatura agli Oscar, Sorrentino ribadisce di essere più che felice che sia Vermiglio di Maura Delpero a rappresentare l’Italia: “Sono anche sollevato, non avevo voglia di assumermi questo onere. C’è un momento per tutto”.

Rispondendo alla domanda su un eventuale film sulle barche a vela, dichiara: “Non ricordo di aver mai desiderato fare un film sul mondo della vela. Non so neanche come sia fatta una barca a vela. Per me è noioso parlare sia di calcio che di cinema. Anni fa avrei voluto realizzare un film su Ferito a morte, ma non ci riuscii perché il copione era troppo costoso. È un libro che ho inconsapevolmente sfruttato più volte. Ora non so cosa farò. Forse andrò in letargo con l’inverno, come gli scoiattoli. È troppo presto per discutere dei miei progetti futuri”.”

Conclude infine: “Il mio film è destinato a porre nuove domande, proprio come quello su Giulio Andreotti. Ho scritto basandomi su zone anonime del mio sé interiore. Per me, c’è un errore di fondo: la missione di un film non è offrire risposte o, in casi estremi, un messaggio, che è una deriva del nostro essere cattolici e del legame con la parabola. Un film deve nutrire nuove domande, quindi spero di aver raggiunto questo scopo. Aver proposto ulteriori quesiti sulle donne invece di offrire risposte”.

Torna in alto