Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è stato presente all’anteprima del documentario dedicato a Liliana Segre, realizzato da Ruggero Gabbai, durante la 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma. Il ministro ha sfilato sul tappeto rosso fermandosi per alcuni scatti davanti ai fotografi, prima di entrare in Sala Petrassi per la proiezione del documentario. Il film, diretto da Ruggero Gabbai, ripercorre la testimonianza della senatrice a vita, riguardante l’arresto, la deportazione e il doloroso ultimo addio al padre.
Liliana Segre: “Nei vocabolari non ci sono parole per descrivere la Shoah”
“Mai nessuno di noi ha avuto la forza di raccontare appieno la nostra esperienza. Non esistono parole nei vocabolari, né in italiano né in tedesco, per permettere a un sopravvissuto della Shoah di narrare ciò che ha vissuto”, ha dichiarato Liliana Segre. “Mi sono difesa perché ero una giovane donna ribelle, non compresa dal resto del mondo”, racconta la Segre. “Per non impazzire, per molto tempo non ho letto, non ho parlato e non volevo affrontare questo argomento. È passato parecchio tempo prima che io abbia affrontato la questione.”
Guardando uno dei primi film sull’argomento, “ho provato stupore e un po’ di disgusto perché venivano amplificate storie d’amore che nulla avevano a che fare con le donne prigioniere”, afferma la senatrice a vita. “Non mi hanno colpito; mi hanno colpito invece i documentari, quando ho avuto la forza di vederli.” La Segre, che si definisce piuttosto pessimista, spiega: “Ho sempre seguito con interesse la storia degli armeni. Sono stati in gran parte deportati e uccisi senza ricevere cibo durante la lunga marcia del 1915. Nel 2015, poco o nulla si è ricordato di loro. Non erano solo pochi individui. Se questo è accaduto agli armeni, temo che lo stesso accadrà anche per la Shoah. Con il passare del tempo, si tende a dimenticare tutto, non solo la Shoah.”