La vera Sanremo si cela dietro e oltre il celebre Festival. È una città che differisce dalla versione popolata dal Festival della Canzone Italiana, e Giuseppe Sansonna la esplora nel documentario “Sanremo. Città Invisibile”. Questo viene trasmesso la domenica alle 22:10 su Rai 5. Il racconto inizia dalla città medievale, la Pigna, con le sue case addossate ai vicoli e curvate come squame. È una porzione della città che il sanremese Italo Calvino descrive come “grigia e porosa come un osso dissotterrato”. Egli la percepisce come una casbah, la parte fortificata nelle città arabe. Sopra la Pigna, nel quartiere di San Costanzo, da oltre vent’anni prende vita un festival parallelo a quello di Sanremo, il più alternativo nella scena rock italiana: “Rock in the Casbah”. Il nome richiama Calvino e anche i The Clash.
Il creatore, Larry Camarda, narra la Sanremo degli anni Ottanta come una città difficile, classista e sconvolta dagli scandali comunali e al casinò. Nella fitta della Pigna, lo scrittore Adriano Morosetti ambienta il suo noir che si sviluppa ai margini del Festival di Sanremo. Egli descrive la città come un grande paese con tutti i vizi della provincia italiana, ma scosso da un giro di affari enormi dovuto a festival, casinò e turismo, che attrae il crimine. In questa zona si trova anche l’Accademia della Pigna, autoproclamatosi “sultanato dello swing”, con tanto di fez e titoli altisonanti. Il suo sultano, Freddy Colt, musicista e scrittore, spiega che all’accademia si suona soprattutto swing, un genere che non annoia mai.
Sanremo è una città dalle molteplici sfaccettature. Cosmopolita e soleggiata, è stata rifugio dorato per teste coronate in fuga. Qui morì Maometto VI, dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano. Fu teatro di incontri tra i vincitori della Grande Guerra che spartivano il suo impero. Punto nodale per spy e sanatorio per i tisici ricchi provenienti dal Nord Europa, è stata anche la capitale italiana della belle époque, avvolta ormai dal cemento della speculazione edilizia, che già Calvino denunciava nel 1957. Nello stesso anno scrisse “Il Barone Rampante”, un’opera che è in parte dedicata alle piante dei boschi sopra Sanremo e alla flora esotica della città, che Calvino conosce per via della madre botanica.
Il casinò rimane uno dei reperti più significativi della belle époque sanremese, con i suoi frequentatori e le loro peculiarità. Negli anni Cinquanta, un periodo definito “favoloso”, tutti i divi sono passati di lì, immortalati dal fotografo locale Alfredo Moreschi, un pioniere dei paparazzi. Anche Calvino vi si recò, ma solo per recuperare l’amico Tommaso Landolfi, fissato sulla roulette.