“Il Fattore Umano” ritorna con un’anteprima della nuova edizione su RaiPlay dal prossimo 7 ottobre. A un anno dalla strage compiuta da Hamas in territorio israeliano, due reportage, “Effetti collaterali” e “Leaving Gaza“, raccontano le ripercussioni del conflitto mediorientale in Europa e nei Paesi Arabi. È un’iniziativa della Direzione Approfondimento e Direzione RaiPlay e Digital che anticipa la nuova stagione del programma di Rai 3, il quale si propone di verificare le violazioni dei diritti umani nel mondo. Attraverso reportage di 45 minuti, la trasmissione illumina le situazioni in cui la libertà e i diritti delle persone vengono compromessi sia in regimi autoritari, che all’interno di quelle democrazie occidentali che marginalizzano comunità vulnerabili e minoranze.
Ogni episodio analizza una singola tematica. Le storie sono narrate dai protagonisti stessi senza la mediazione del giornalista inviato, per dare spazio al racconto collettivo, alle immagini e ai contesti. I due reportage saranno disponibili in esclusiva sulla piattaforma di RaiPlay in versione originale con sottotitoli in italiano, in un formato appositamente studiato per lo streaming.
“Leaving Gaza”
Il racconto si focalizza su uomini e donne palestinesi che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni a Gaza City, costretti a spostarsi ripetutamente verso il sud della Striscia di Gaza fino alla città di Rafah alla ricerca di un luogo sicuro. Anche Rafah è stata bombardata ripetutamente e i protagonisti hanno dovuto pagare trafficanti egiziani per trasferirsi al Cairo e lasciare la loro terra, mettendo in salvo le loro vite. Chi esce da Gaza oggi sa che probabilmente non farà mai più ritorno, similmente a quanto accaduto a centinaia di migliaia di palestinesi 76 anni fa. Ma come sopravvivere in un paese straniero come l’Egitto dopo aver perso tutto? È giusto salvare la propria vita e quella dei propri figli sapendo di aver perso la propria identità e il futuro? “Leaving Gaza” è un reportage su chi oggi vive il dramma della separazione e della perdita.
“Effetti collaterali”
Il 7 ottobre Hamas entra in territorio israeliano e compie una strage uccidendo oltre mille persone. Da allora, ogni giorno, piovono bombe israeliane sulla Striscia di Gaza. I morti sono ormai più di 30.000. Il conflitto in Medio Oriente, che il mondo aveva dimenticato, riemerge sulla scena mondiale con tutta la sua violenza, producendo immediate polarizzazioni. Dappertutto manifestazioni pro Israele o pro Palestina riempiono le piazze. Alle espressioni di solidarietà però seguono atti di discriminazione e violenza. La guerra innesca il delicato nervo della storia europea: la questione ebraica. Da un lato, le proteste contro la guerra di Israele e l’antisionismo si confondono sfociando nell’antisemitismo. Dall’altro, criticare i bombardamenti diventa sempre più difficile senza essere accusati di razzismo. Un corto circuito che colpisce soprattutto la Francia, il paese che ospita le più grandi comunità musulmane ed ebraiche d’Europa. E mentre sui muri dei negozi di Parigi, Strasburgo, Tolosa appaiono le stelle di David, nelle università francesi, le assemblee di sostegno al popolo palestinese vengono sciolte dalle forze dell’ordine per incitamento all’odio ebraico. Il reportage si propone di investigare in che modo l’esplosione del conflitto israelo-palestinese ha rivelato le contraddizioni interne alla società europea, soprattutto francese. È in Francia che dal 7 ottobre le tensioni latenti intorno alla questione ebraica sono esplose, creando uno scontro storico, politico e culturale, dai tratti a volte paradossali. Infatti, una sinistra radicale identifica la questione palestinese come una battaglia ideologica fino al punto di rischiare di ricadere in pregiudizi antichi; mentre una destra identitaria e tradizionalista, erede dell’ideologia xenofoba, oggi si erge a difesa della comunità ebraica. In mezzo ci sono gli uomini e le donne che fanno parte di quella comunità, travolti dai semi dell’odio e dalla cattiva coscienza della società francese ed europea.