Ha incantato il pubblico del Festival di Spoleto a luglio scorso il capolavoro di Christoph Willibald Gluck, Orfeo ed Euridice, messo in scena da Damiano Michieletto con la direzione di Antonello Manacorda, sul podio dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Lo spettacolo, una nuova produzione realizzata in collaborazione con la Komische Oper di Berlino, viene proposto da Rai Cultura in prima visione venerdì 6 settembre alle 21.15 su Rai 5.
Protagonisti sul palco sono il controtenore Raffaele Pe nel ruolo di Orfeo; Nadja Mchantaf come Euridice; e Josefine Mindus nel ruolo di Amore; affiancati dal Coro Vocalconsort Berlin diretto da David Cavelius. Lo spettacolo vede coinvolti Paolo Fantin per la realizzazione delle scene, Klaus Bruns per i costumi, Alessandro Carletti per le luci e Simon Berger per la drammaturgia. Sul palco anche le danzatrici Alessandra Bizzarri, Ana Dordevic e Claudia Greco, guidate dal coreografo Thomas Wilhelm.
Il mito di Orfeo ed Euridice è tra i più rappresentati, attraversando varie forme d’arte e avendo radici nella classicità antica. Dalle prime versioni di Ovidio e Virgilio, al melodramma di Monteverdi, evoluto ulteriormente nell’opera di Gluck, l’amore del poeta Orfeo per la ninfa Euridice sfida la morte e conduce l’uomo negli inferi nel tentativo di riportare l’amata, morta a causa del morso di un serpente. La versione originale del mito ha un epilogo tragico: Amore offre al poeta la possibilità di riportare Euridice nel mondo dei vivi, ma a patto di non voltarsi a guardarla durante il viaggio di ritorno. Orfeo, annebbiato dalla paura di perderla di nuovo, si volta indietro e Euridice muore un’ultima volta. Gluck però non si arrende all’irreparabilità di questo finale e sceglie un lieto fine. È nuovamente Amore, vedendo l’uomo sconvolto dalla disperazione, a riportare in vita Euridice e a unire i due amanti.
L’opera messa in scena a Spoleto offre un’ulteriore rivisitazione del mito: Damiano Michieletto attualizza la storia, rendendo i due personaggi ancora più vicini al pubblico di oggi. Come lui stesso afferma, «il mito è fatto dalla realtà degli uomini» e della realtà deve nutrirsi.
«Orfeo ed Euridice è una grande storia d’amore,» racconta Michieletto, «e come accade spesso nelle grandi storie d’amore, la perdita e la lontananza fanno crescere il valore. Ti rendi conto di qualcosa proprio quando non ce l’hai più. Orfeo, nel momento in cui sente di aver perso il contatto con l’amata, cerca in ogni modo di recuperarlo, fino a discendere negli inferi e a osare tutto ciò che prima non avrebbe mai pensato di fare.»