Addio Alain Delon, morto l’attore icona del cinema mondiale

Addio Alain Delon, morto l’attore icona del cinema mondiale

È morto Alain Delon. L’attore, icona del cinema mondiale, aveva 88 anni. La notizia è stata diffusa dai tre figli dell’artista. Nato nel nord della Francia, a Sceaux, l’8 novembre 1935, l’artista soffriva da tempo di problemi di salute. “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo” sono tra i film che lo hanno consacrato.

Vita e film del divo francese, dagli esordi alla consacrazione

Classe 1935, all’età di 17 anni Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 venne destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d’Indocina. Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l’ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell’affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici.

Fu così che per il giallo di René Clément “Delitto in pieno sole” (1960), l’attore, inizialmente scelto per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Tom Ripley, che uccide un giovane miliardario per assumerne l’identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per Delon un trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale.

Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, imponendolo all’attenzione del pubblico, quando lo diresse magistralmente in “Rocco e i suoi fratelli” (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. Delon rese perfettamente l’introversa malinconia del giovane protagonista, Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall’animo ‘viscontianamente’ nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente.

Il film favorì l’inizio di una carriera italiana dell’attore francese: Michelangelo Antonioni lo volle per “L’eclisse” (1962), facendogli interpretare il dinamico e arrivista agente di borsa Piero. Nel 1963 fu ancora Visconti a scritturarlo per “Il Gattopardo”, nel ruolo dell’affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina, valorizzato dalla lettura chiaroscurale e barocca del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa elaborata dal regista.

Nello stesso periodo Delon fu protagonista in Francia di un ‘polar’ (il poliziesco alla francese) che si rivelò un grande successo commerciale: “Colpo grosso al Casinò” (1963) di Henry Verneuil, dove recitò per la prima volta con il più popolare attore francese dell’epoca, Jean Gabin, interpretando un giovane impulsivo truffatore.

Ai successi della vita professionale di Delon si legarono in maniera inscindibile i clamori di quella privata: una lunga e tormentata storia d’amore con l’attrice Romy Schneider, il discutibile attivismo politico e imprenditoriale, che ebbe un seguito anche giudiziario, e il suo coinvolgimento in vari scandali rosa. Le vicende biografiche finirono per rendere ancora più avventurosa e seducente, agli occhi del grande pubblico, l’immagine dell’attore, che divenne, sul finire degli anni Sessanta, emblematica dei personaggi amorali e privi di scrupoli protagonisti di certi polizieschi francesi.

È sulla ambigua maschera di Alain Delon che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario di “Frank Costello faccia d’angelo” (1967). In “Borsalino” (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l’altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell’imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l’immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine.

Gli anni Settanta furono per Delon contrassegnati da ruoli sempre legati al ‘polar’, con…

Alcune altre apparizioni nel cinema d’autore. L’attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film “La prima notte di quiete” (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, Daniele Dominici, un maestro disilluso che riflette le contraddizioni e i dubbi di una generazione.

Anche in “Mr. Klein” (1976) di Joseph Losey, Delon rappresenta impeccabilmente un personaggio tragico e sfuggente: l’usuraio perseguitato dall’idea di un altro sé stesso negli anni bui dell’occupazione nazista a Parigi.

Successivamente, la carriera di Delon ha subito un leggero rallentamento. È stato infatti il protagonista di polizieschi e thriller di minore importanza, cercando di rilanciarsi come produttore e regista con “Per la pelle di un poliziotto” (1981) o “Braccato” (1983), e occupandosi anche di fiction televisive.

È tornato al cinema francese d’autore come protagonista, enigmaticamente autoironico, in “Nouvelle vague” (1990) di Jean-Luc Godard. Il fascino seduttivo di Delon è poi apparso leggermente appannato nel rendere l’invecchiato Giacomo Casanova di “Il ritorno di Casanova” (1992) di Edouard Niermans, dal racconto di Arthur Schnitzler.

In seguito ha recitato in due polizieschi con Deray, “Un crime” (1993) e “L’orso di peluche” (1994), e successivamente ha anche interpretato sé stesso nell’ironica sarabanda sugli attori francesi diretta da Bertrand Blier, “Les acteurs” (2000).

In anni recenti, Delon ha ridotto le sue interpretazioni cinematografiche (tra le più recenti si ricorda quella del 2008 nella pellicola “Asterix alle Olimpiadi“) per dedicarsi essenzialmente alla recitazione televisiva (tra le altre: “Fabio Montale“, 2002; “Le lion“, 2003; “Frank Riva“, 2003-04; “Un mari de trop“, 2010).

Tra le sue interpretazioni successive ci sono quelle nella pellicola cinematografica “S Novym godom, mamy!” (2012) e nel docufilm “Belmondo par Belmondo” (2015), omaggio alla carriera dell’amico-rivale Jean-Paul.

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