Con la dipartita di Silvio Berlusconi il 12 giugno 2023, si è conclusa un’era caratterizzata da politica, scandali, processi, festini e frasi divenute meme.
Silvio Berlusconi ha sicuramente segnato un’epoca nella storia italiana. Un leader capace di dividere l’Italia come pochi altri. Con la sua morte, il 12 giugno 2023, si è definitivamente chiusa un’era fatta di politica, scandali, processi, festini e battute diventate famose. Tra un sorriso enigmatico e le canzoni di Apicella, molti registi hanno cercato di svelare l’uomo dietro il politico. Da Paolo Sorrentino con “Loro 1” e “Loro 2”, a Nanni Moretti con “Aprile” e “Il Caimano”, fino alla docuserie “Il giovane Berlusconi”, uscita quest’anno su Netflix.
BERLUSCONI, UN ANNO DALLA MORTE: I FILM CHE LO RACCONTANO
APRILE DI NANNI MORETTI
“Aprile” di Nanni Moretti, uscito nel 1998, inizia con l’annuncio di Emilio Fede al TG4 della vittoria di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche del 1994. Lo stesso Moretti, interpretando se stesso, è confuso e amareggiato dalla vittoria della destra, decidendo di girare un documentario sulla figura di Berlusconi e il suo conflitto d’interessi. Il progetto viene però accantonato per un musical.
IL CAIMANO DI NANNI MORETTI
“Il caimano” di Nanni Moretti, uscito nel 2006, racconta la storia di Bruno Bonomo, un produttore cinematografico di film di serie B, che attraversa una crisi professionale e personale. La sua casa di produzione è sull’orlo del fallimento e il suo matrimonio è in frantumi. La sua unica speranza sembra essere il copione di una giovane regista, Teresa, che vuole girare un film intitolato “Il Caimano”, basato sulla vita di Silvio Berlusconi. Tuttavia, i problemi finanziari lo costringono a girare solo l’ultima scena, che potrebbe essere la più rivelatrice del film. Berlusconi entra in un’aula di tribunale per l’udienza di un processo, probabilmente il processo SME. È solo, senza il supporto dei suoi alleati, e viene condannato a sette anni. Nonostante tutto, lascia il tribunale esortando i giudici a temere la reazione del popolo. Dopo aver parlato con i giornalisti, riceve l’acclamazione di un gruppo di persone mentre entra nella sua macchina. Quando escono i giudici, gli stessi che lo avevano acclamato cominciano a tirare oggetti, comprese delle bombe Molotov, immagini che oggi evocano l’attacco al Campidoglio da parte dei supporter di Donald Trump.
VIDEOCRACY – BASTA APPARIRE DI ERIK GANDINI
“Videocracy – Basta apparire” è un documentario del 2009 diretto da Erik Gandini. Analizza come in Italia il potere della televisione sia stato un mezzo per manipolare e controllare l’opinione pubblica.
Influenza i comportamenti e le scelte della popolazione, essendo la principale fonte di informazione per la quasi totalità delle persone. I riflettori sono soprattutto sull’impero mediatico di Silvio Berlusconi e su come questo sia la fonte del suo potere politico. Nel documentario compaiono Fabrizio Corona e Lele Mora (che a fine film pronuncia l’espressione “basta apparire”, che compare come titolo) in qualità di personaggi della videocrazia e della perdita dei valori sociali.
LORO 1 E 2 DI PAOLO SORRENTINO
‘Loro 1’ e ‘Loro 2’ è un film del premio Oscar Paolo Sorrentino diviso in due parti con Toni Servillo nei panni di Silvio Berlusconi ed Elena Sofia Ricci in quelli dell’ex moglie Veronica Lario. Il regista racconta l’uomo dietro il politico, in tutte le sue indecifrabili sfaccettature. Sorrentino fa il ritratto di un uomo nella sua intimità e fragilità alle prese con l’età che avanza e con le aspettative.
1994, MINISERIE TELEVISIVA NATA DA UN’IDEA DI STEFANO ACCORSI
‘1994’ è l’ultimo capitolo della miniserie televisiva, targata Sky, nata da un’idea di Stefano Accorsi, qui anche attore nei panni di Leonardo Notte. Ambientata nel 1994 tra Roma e Milano, la trama segue la storia dei personaggi immischiati nel complesso scenario politico italiano di quell’anno. Proseguono le inchieste giudiziarie passate alla storia con l’espressione ‘Mani Pulite’ che portarono alla fine della Prima Repubblica, mentre si svolgono le prime elezioni politiche della cosiddetta Seconda Repubblica. Qui Berlusconi è interpretato da Paolo Pierobon e descritto come una figura che bramosa di potere.
SILVIO FOREVER DI ROBERTO FAENZA E FILIPPO MACELLONI
‘Silvio Forever’ è un docufilm del 2011 diretto da Roberto Faenza e Filippo Macelloni, con la voce narrante di Neri Marcorè. La pellicola vede in qualità di sceneggiatori i giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori del libro inchiesta ‘La casta’, e contiene numerosi filmati d’epoca, tra cui lo spezzone di un’intervista che Berlusconi rilasciò a Enzo Biagi nel 1987, il bacio di Roberto Benigni ai Telegatti ’87 e il discorso in cui annunciò la sua “discesa in campo”, trasmesso da tutte le televisioni italiane.
IL GIOVANE BERLUSCONI
Quest’anno su Netflix ha debuttato la docuserie ‘Il giovane Berlusconi’. Tre puntate, della durata di 50 minuti ciascuna, che scavano dentro gli archivi iconici e inediti, tra le testimonianze dei più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi – personaggi noti, ma anche tecnici, autori, pubblicitari, figure chiave che hanno contribuito al suo successo personale e a quello della sua televisione – e di coloro che lo hanno avversato e criticato. Un racconto dietro le quinte dell’impresa culturale che ha cambiato il costume e i consumi di intere generazioni, prima in Italia e poi in tutta Europa, la TV commerciale.
La docuserie tratta del successo di Berlusconi dai suoi esordi come imprenditore all’invenzione della televisione commerciale alla metà degli Anni ’70 fino alle elezioni politiche del ’94. Figlio del boom economico dei primi Anni ’60, Silvio Berlusconi si lancia, come molti in quegli anni, nel business dell’edilizia. Realizza Milano 2, una new town avveniristica immersa nel verde, dove per evitare la selva delle antenne sui tetti, si progetta, per la prima volta in Italia, la cablatura di tutta la cittadina con il cavo coassiale. Ed è così che, nel 1974, in un sottoscala nasce una televisione al servizio dei residenti che possono seguire la messa, le riunioni di condominio, le attività sportive dei propri figli e la pubblicità del negoziante sotto casa. Nessuno avrebbe immaginato che da lì a poco la televisione condominiale di TeleMilanoCavo si sarebbe trasformata in uno dei più grandi gruppi televisivi privati europei. La situazione delle emittenti private a metà degli Anni ’70 è paragonabile a un ‘mucchio selvaggio’ e Berlusconi fiuta l’affare: la televisione privata.
È il business del futuro. Vuole dei programmi vivaci, colorati, ma allo stesso tempo rassicuranti, e la pubblicità ne deve essere l’anima. Il monopolio della Rai viene aggirato dal cosiddetto ‘pizzone’ di Berlusconi, un nastro registrato con programmi e pubblicità che viene consegnato a tutte le emittenti, sparse su tutto il territorio nazionale, affiliate con Canale5, che ha ormai sostituito TeleMilano. Con questo escamotage rudimentale ma geniale, una piccola televisione locale di Milano riesce a far sentire la sua voce in tutta Italia e a vendere moltissima pubblicità.
E così, durante la coda sanguinosa degli Anni di Piombo, Berlusconi fa sognare i telespettatori, raccontando un’Italia che ancora non esiste, ma che si paleserà di lì a poco. Intere generazioni crescono davanti ai teleschermi del gruppo Fininvest, che trasmettono telequiz, soap opera, telefilm americani, cartoni animati giapponesi, calcio e programmi comici. Berlusconi parla al consumatore e agli inserzionisti, mentre la TV di Stato si rivolge al cittadino: da questo momento i confini tra i due mondi si faranno più labili, la comunicazione berlusconiana plasma un pubblico nuovo, che presto diventerà elettorato. E non si ferma: per tutti gli anni ’80 l’impero di Berlusconi cresce a dismisura, inglobando, oltre alle televisioni e alla pubblicità, anche l’editoria, giornali, riviste, assicurazioni, banche, catene di negozi e una squadra di calcio, l’AC Milan, rendendo ancora più popolare la sua immagine di imprenditore di successo.