Jasmine Trinca, 43 anni, si prepara per il prestigioso Festival di Cannes, dove presenterà la serie “L’arte della gioia” diretta da Valeria Golino. In questa intervista di copertina per Vanity Fair, che sarà in edicola da domani, Trinca si apre riguardo alla sua esperienza personale e al movimento #MeToo.
“Se ho subito molestie? Certo, come il 90 per cento delle donne. È successo diverse volte, quando ero giovane. Molestie fisiche e verbali”, ha condiviso Trinca. Ha denunciato non solo gli individui responsabili, ma anche un sistema più ampio di potere e cultura.
Parlando dell’iniziativa di Dissenso Comune, ha ammesso: “È stato un fallimento. E me lo assumo politicamente”. Riguardo alla scelta di non rivelare i nomi dei molestatori, ha spiegato: “All’epoca dei fatti non ho capito fino in fondo cosa mi accadeva ed è stato solo dopo che ho preso coscienza. Oggi è troppo tardi per fare le denunce. Ma io lo racconto perché altre donne possano riconoscersi e mi interessa farne un discorso politico, denunciare un sistema.”
Trinca ha ribadito la sua ferma convinzione nell’importanza di creare ambienti di lavoro liberi da abusi di potere: “Lo spazio lavorativo e le sue dinamiche devono essere puliti da squilibri e prevaricazioni di potere. Dunque io con certa gente non ci lavoro: non mi troverete sul set di una persona che molesta o abusa”.
Parlando della sua collaborazione con Valeria Golino, Trinca ha espresso profonda ammirazione: “Valeria Golino è la mia regista preferita. La serie è bellissima ed è sexy perché lei è sexy. Con Valeria è tutto bellissimo… Niente può essere brutto nei suoi film, perché lei vede tutto bello. Il suo sguardo è un regalo”.