Janine Tshela Nzua, meglio conosciuta come Epoque, non solo porta avanti la sua arte, ma anche la sua identità, le sue radici e la sua italianità. Quando le viene chiesto di spiegare il suo nome d’arte, risponde con queste parole, sottolineando che il suo percorso musicale è nato “per caso”, ma con la ferma volontà di raccontare il mondo sfaccettato che si nasconde dietro alle sue canzoni. Le sue melodie, dove italiano, francese e lingala si intrecciano, sono uno specchio della sua esperienza multiculturale, senza cadere nel patetico o nel sensazionalismo.
La scelta di cantare in tre lingue diverse rispecchia la sua identità afro-italiana. Crescendo con genitori congolesi e trascorrendo le estati in Congo, è abituata a parlare e pensare in più lingue. Questo aspetto è un elemento chiave della sua musica, che riflette la realtà di molti ragazzi di seconda generazione in Italia, aiutandoli a creare un senso di comunità e appartenenza.
La sua musica, che incorpora ritmi e sonorità africane, permette ai suoi ascoltatori di riconoscersi in esperienze simili alle loro, anche se lontane dai contesti comuni dei loro coetanei italiani. Janine parla anche dell’esperienza di crescere in una famiglia africana in Italia, descrivendo una crescita veloce e una maturità precoce, dovuta alla forte unità familiare e al reciproco supporto.
La passione per la musica e l’arte è sempre stata presente nella sua famiglia, con una costante aria di festa e celebrazione. La sua scelta di intraprendere la carriera musicale ha sorpreso la famiglia, ma ha anche suscitato orgoglio per l’abilità di unire l’afrobeat con la lingua italiana, dimostrando che mondi apparentemente distanti possono trovare un punto di incontro attraverso il duro lavoro e la dedizione.