Il primo marzo del 2012, l’Italia piangeva la perdita di uno dei suoi più grandi artisti: Lucio Dalla. Il cantautore ci lasciava improvvisamente a soli 3 giorni dal suo 69º compleanno, che avrebbe compiuto il 4 marzo di quell’anno. (Nato nel 1943, oggi avrebbe festeggiato l’81º compleanno). Lucio Dalla ha lasciato un’impronta indelebile nella musica italiana, regalando generazioni intere con brani diventati veri e propri classici. Tra questi, spicca indubbiamente “4/3/1943”.
Il giorno del suo compleanno, Lucio Dalla dà il titolo a una delle sue canzoni più celebri e commoventi. “4/3/1943” è stata presentata per la prima volta nel 1971 al Festival di Sanremo con l’Equipe ’84, aggiudicandosi il terzo posto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, “4/3/1943” non è una canzone autobiografica. Inizialmente intitolata “Gesù Bambino”, la canzone subì la censura del Festival di Sanremo. A causa dei temi trattati, il titolo fu considerato inadeguato e cambiato all’ultimo momento, prendendo spunto proprio dalla data di nascita di Lucio Dalla.
Non solo il titolo, ma anche il testo subì delle modifiche. “4/3/1943” narra la storia di una giovane ragazza che trascorre una notte di passione con uno sconosciuto soldato alleato, “l’ora più dolce prima di essere ammazzato”.
Durante il Festival di Sanremo del 1971, il testo originale subì diverse modifiche. Ad esempio, la frase “mi riconobbe subito proprio l’ultimo mese” divenne “mi aspettò come un dono d’amore fino dal primo mese”. La storia continua con la ragazza che, a 16 anni, dà alla luce un figlio che decide di chiamare Gesù. La sua vita si spegne prematuramente.
L’ultima strofa, completamente rivisitata, recitava originariamente: “E ancora adesso mentre bestemmio e bevo vino…per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino”, mentre nella versione finale fu adattata in “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.
“4/3/1943” fu un successo straordinario, segnando un momento importante per Lucio Dalla. Lui stesso ricordò con emozione il momento, dicendo: “Ebbi subito la sensazione di aver fatto qualcosa di veramente grosso, mi commuovevo e per due anni mi sono sempre commosso ogni volta che la cantavo. Poi cominciai a cantarla in pubblico […] da Bolzano a Palermo era uno scatenarsi di manifestazioni di consenso”.
Un aneddoto interessante riguarda la versione brasiliana di “4/3/1943”, resa celebre da Chico Buarque de Hollanda: “Gliela cantai in un ristorante a Campo de’ Fiori. Si mise a piangere a dirotto. Tornò in Brasile e ne fece la sua versione. Un successo pazzesco”.