È scomparso Daniele Segre, il regista che ha sempre posto la realtà sociale al centro dei suoi lavori, sia nel cinema che nel teatro.
Alla sua morte, avvenuta all’età di 71 anni, i familiari hanno evidenziato il suo impegno nel “cinema della realtà“, dando voce a emarginati e fragili, e onorando personaggi che hanno segnato la storia. Le opere di Segre sono state acclamate nei festival internazionali, a cominciare dalla Mostra del Cinema di Venezia.
Nato ad Alessandria l’8 febbraio 1952, Daniele Segre è stato un instancabile lavoratore, testimoniato dai suoi 80 film che segnano una carriera iniziata nel 1976 con l’inchiesta “Perché droga?” e il successivo “Il potere deve essere bianconero” sul tifo calcistico. La sua presenza alla Mostra di Venezia nel 1992 con “Manila Paloma Blanca” ha suscitato scalpore per l’umanità e la crudezza del suo linguaggio visivo, che affrontava senza sconti i drammi degli esclusi, ma ne coglieva tutta la poesia dello sguardo e dei sentimenti.
Segre è stato uno dei primi a condurre inchieste sulle morte bianche (“Morire di lavoro“, 2008) e a raccontare l’orgoglio delle donne partigiane (“Nome di battaglia Donna“, 2016). Fondatore nel 1991 della sua compagnia di produzione, I Cammelli, Segre non era un autore disponibile al compromesso. Oltre a dirigere, scrivere, montare, era anche docente di Cinema nella realtà al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e direttore didattico del corso di reportage della sede Abruzzo del Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema.
Impegnato nel cinema indipendente italiano a basso budget, ha dedicato una delle sue ultime opere del 2021 al regista Tonino De Bernardi, “Un tempo un incontro”. Nel 2023, la sua passione per l’arte è stata al centro del film su Piero Gilardi presentato a CinemAmbiente a Torino.
La famiglia di Daniele Segre lo ricorda come un fotografo, autore di film scomodi e provocatori, ideatore di un inconfondibile linguaggio cinematografico di rottura con i canoni convenzionali. Insegnante esigente e stimato, ha introdotto al cinema sociale generazioni di studenti, trasmettendo loro perseveranza, passione e competenze tecniche. La sua figura è stata descritta come sincera, coerente, intuitiva, curiosa, con un’ironia tagliente. Sarà ricordato per la sua capacità di mettere in luce gli aspetti più profondi delle persone e per il suo costante impegno umano, civile e politico.