I Club Dogo tornano in scena con un nuovo disco: dieci date sold out a Milano e un live a San Siro

I Club Dogo tornano in scena con un nuovo disco: dieci date sold out a Milano e un live a San Siro

I Club Dogo sono tornati con un nuovo album, che segue l’annuncio a sorpresa di una loro clamorosa e attesissima reunion dal vivo al Mediolanum Forum di Milano, la città che li ha cresciuti e che meglio di tutti hanno saputo raccontare (10 date in programma tra marzo e aprile 2024, tutte sold-out).

Ma non è tutto. Gué, Jake La Furia e Don Joe infatti, culmineranno la loro lunga residency milanese con un concerto-evento in quello che è il tempio per eccellenza della musica milanese: lo stadio di San Siro. Non una semplice data aggiuntiva, ma uno show irripetibile e unico nel suo genere; una sorpresa fortemente voluta dal gruppo per ringraziare i fan del sostegno dimostrato per oltre vent’anni.

Il concerto a San Siro

L’appuntamento è per il 28 giugno 2024 allo stadio di San Siro. Le prevendite saranno disponibili in tutti i circuiti autorizzati a partire da sabato 13 gennaio, alle ore 14.00.

L’album è uscito venerdì 12 gennaio l’album, intitolato semplicemente Club Dogo, è già uno dei più ascoltati della settimana dopo appena poche ore. Undici brani inediti, che hanno suscitato un’ondata di entusiasmo e affetto travolgenti da parte dei fan del gruppo, in puro stile Dogo, con un occhio al passato e uno al futuro, concepite senza farsi condizionare da mode e trend, ma soltanto dalla voglia di essere ancora una volta all’avanguardia. “Qui per fare la storia / non per fare le storie” ribadisce Jake in “C’era una volta in Italia”. Ogni barra è densa di citazioni letterarie, cinematografiche, artistiche e musicali, e anche le più crude e controverse svelano in sé una metafora ben più significativa. Brani di pura autocelebrazione (come “Mafia del boom bap”, un tributo al sound dell’hip hop classico: “rimo fin da quando i rapper vestivano da rapper”, dice ironicamente Gué) si alternano a pezzi altamente introspettivi (come “Malafede”, che si apre con uno struggente sample di “Sei mio” di Nada e riflette su tutta l’oscurità che si può nascondere dietro una facciata scintillante. “Che la terra mi sia lieve / un po’ più dell’asfalto di questa città” si augura Gué; “A Milano è sempre inverno / perché ce l’abbiamo qui dentro allo sterno” riflette Jake).

Il disco è in costante equilibrio lirico tra esercizi di stile e tematiche più serie. “Frate è un tripudio” di punchline che giocano sul termine slang del titolo. “Indelebili”, invece, è una sorta di testamento spirituale del gruppo. “Giovani nati morti si fanno i selfie con l’Hennessy / perché non conta più essere, conta esserci” scandisce Jake; “Questa musica non parla di niente senza conflitto”, ribadisce; “Artisti senza talento, ricchi senza sbattimento / queste sono le bugie che ti vendono”, rincara la dose. “Qua cancellano persone e poi cambiano libri e film / più che l’intelligenza artificiale / mi fa paura la tua stupidità che è naturale” constata amaramente Gué.

La cura del sound, curata da un produttore dalla cultura musicale onnivora e dall’insaziabile curiosità come Don Joe, è una certezza in tutto l’album: i beat sembrano tratti da classici ma con una dose di contemporaneità e freschezza che fa tutta la differenza del mondo. Molti brani, infatti, ruotano interamente attorno alle sonorità prescelte. “Nato per questo”, con il featuring di Marracash, suggella il legame inscindibile con la cultura hip hop e i suoi giganti (“Farò piangere questa canzone”, dice Gué in apertura omaggiando Jay-Z e la sua “Song Cry”, prima di rendere un tributo a Nas, citando le storiche “One Love” e “One Mic”).  “King of the Jungle” è una dichiarazione d’amore alla musica giamaicana e alle dancehall che frequentavano fin da ragazzini, nonché la ripresa di un loro brano storico, l’amatissimo Note killer (2003). In sbatti gioca su sonorità che ricordano le colonne sonore più cupe e apocalittiche degli anni ‘80, come quelle dei film di John Carpenter: una sorta di cortometraggio distopico

Milano, la solitudine e la leggerezza 

Il vero collante di tutto il progetto, il faro che crea luci e ombre nella poetica dei Club Dogo, resta però quello che li ha guidati per tutta la loro carriera: Milano. Una città di grandi possibilità e immense contraddizioni, nonché il luogo che chiamano casa, per cui nutrono sentimenti ambivalenti. “Milano, o mi perdoni o mi ammazzi: decidi” scandisce Jake in “Soli a Milano” (con il featuring di Elodie), una traccia che è una fedele descrizione del senso di onnipotenza e solitudine in quelle strade dove “è un fine pena mai”, come spiega bene Gué. Ma c’è anche spazio per la leggerezza, come in “Milly” (feat. Sfera Ebbasta), un brano giocato tutto sui diversi significati dell’omonimo termine in slang: i milioni di Lil Wayne, la città di Milano, la pornostar Milly D’Abbraccio e molti altri ancora. “A Milano City non ti sentono se strilli” afferma ironicamente Gué. L’alternanza di vari registri stilistici dei Dogo ha fatto scuola, definendo un immaginario a cui ancora oggi milioni di giovanissimi guardano e si ispirano. A giudicare dai risultati, è destinato a dettare il passo anche per il futuro, oltre ad aver scandito il passato e il presente del rap italiano.

Riecco la formazione al completo

A quasi dieci anni dall’ultimo album pubblicato nel 2014, riecco quindi i Club Dogo nella loro formazione al completo. Nell’ultimo decennio Gué, Jake La Furia e Don Joe – che con il loro sodalizio sono entrati nella leggenda della musica italiana, rivoluzionando le classifiche per come le conoscevamo e facendo da apripista a una generazione di giovani artisti hip hop – si sono dedicati alle loro carriere soliste. Nel 2016 Jacke La Furia ha pubblicato il suo secondo album, “Fuori da qui” e nello stesso anno Guè Pequeno e Marracash hanno lanciato il loro disco insieme “Santeria”.  Più di recente, nel 2023 Gué Pequeno ha invece lanciato il suo nuovo disco “Madreperla” in collaborazione con Bassi Maestro, a poco più di un anno dal successo di “GVESVS”. L’inossidabile amicizia che li lega da ben prima del successo, però, non è mai tramontata, lasciando ai fan la speranza che quello dei Dogo non fosse un addio, ma un arrivederci. 

Il video che annuncia il ritorno 

Ed è stato un ritorno in grande stile quello del gruppo, che ha pubblicato ad ottobre un geniale e misterioso trailer di lancio di ispirazione cinematografica per la regia di Marc Lucas: ambientato in una Milano dark e suggestiva, ha per protagonisti Claudio Santamaria e, sorpresa delle sorprese, il sindaco Beppe Sala (prestato momentaneamente alla recitazione) impegnati a chiamare in soccorso i tre anti-eroi più amati e iconici della città, graficamente rappresentati dal simbolo del cane a tre teste che li accompagna fin dagli esordi. Il ritorno dei Club Dogo è ormai ufficiale, e il mondo del rap è già in subbuglio. A dicembre poi sul profilo Instagram del collettivo rap è comparso un altro video con la didascalia: “Il sogno di ogni zanza si è avverato” e un appuntamento per il giorno dopo: “Domani ore 14”. Nel video le immagini che raccontano le giornate in cui Guè, Jake e Don Joe, di nuovo insieme per fare nuova musica e un breve testo bianco su sfondo nero: “A marzo 2023 Joe, Jake e Guè hanno deciso di rivedersi per tornare a fare musica insieme. Si sono ritrovati in gran segreto in alcuni appartamenti di Milano per ritrovare lo spirito degli inizi”. Nella clip Don Joe commenta: “I ragazzi li ho visti bene. Ci eravamo incontrati già diverse volte, però sai, questa cosa di rincontrarsi per scrivere è una cosa totalmente diversa”. 

Quando si sono separati i Club Dogo?

I Club Dogo, gruppo fondato dai rapper Gué e Jake La Furia e dal produttore Don Joe, sono un’istituzione dell’hip hop italiano. Nel 2003 pubblicano il loro primo album autoprodotto, “Mi Fist,” considerato una pietra miliare del genere; il disco passa di mano in mano tra gli appassionati, partendo da Milano fino a conquistare tutta Italia, traghettandoli dall’underground alle classifiche con i successivi lavori, che hanno fatto la storia del rap. Insieme hanno pubblicato sette album, abbattendo per primi il soffitto di cristallo che confinava il rap in un campionato a parte. Con la loro crew, la Dogo Gang, hanno inoltre contribuito a portare al successo molti artisti di culto: un nome su tutti, Marracash. Tuttavia, dal 2014 il gruppo non ha più pubblicato nulla insieme, dedicandosi alle carriere soliste dei singoli membri. 

Non c’è una data precisa che segna la fine dei Club Dogo, ma si può dire che il gruppo si sia progressivamente allontanato dopo l’uscita dell’ultimo album “Non siamo più quelli di Mi Fist”. In un’intervista del 2017, Gué Pequeno ha dichiarato che una reunion sarebbe stata improbabile, mentre Jake La Furia ha espresso il suo rammarico per lo scioglimento del gruppo. Don Joe, invece, si è concentrato sulla produzione musicale per altri artisti.

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