Il film “Anatomia di una caduta” ha recentemente ricevuto il prestigioso riconoscimento come miglior film in lingua non inglese ai Golden Globe 2024. Diretta da Justine Triet e interpretata dalla straordinaria Sandra Hüller, la pellicola ha conquistato non solo i cuori della giuria ai Globi dorati, ma ha anche aggiunto una Palma d’Oro al suo elenco di premi al recente Festival di Cannes. Acclamato dalla critica internazionale, il successo del film è attribuibile alla brillante sceneggiatura co-creata dalla regista Justine Triet insieme a Arthur Harari, suo compagno di vita e collaboratore. Il cast, definito “in stato di grazia”, include talenti come Sandra Hüller, Vincent Swann, Arlaud Daniel, Milo Machado Graner, Antoine Reinartz, Samuel Theis, Jehnny Beth, Saadia Bentaïeb, Camille Rutherford e Anne Rotger, tutti capaci di rendere “Anatomia di una caduta” un capolavoro cinematografico. Il film ha ottenuto non solo apprezzamenti critici ma anche un notevole successo al box office francese, con oltre un milione di spettatori nel primo mese di programmazione. La presentazione in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma ha ulteriormente contribuito a consolidare la sua presenza internazionale.
L’ECCEZIONALE PERFORMANCE DI SANDRA HÜLLER
Guidato dalla straordinaria interpretazione di Sandra Hüller, il film si presenta come un avvincente thriller psicologico che sonda a fondo i segreti di una famiglia. Al cuore di questa opera cinematografica si trova il ritratto provocatorio e non convenzionale di una donna. La protagonista è Sandra, una scrittrice, che condivide la sua vita con il marito Samuel e il figlio non vedente Daniel in uno chalet di montagna situato nelle remote Alpi francesi. La trama si sviluppa con la morte sospetta e misteriosa del marito, circostanza che porta Sandra a essere accusata di omicidio. Il processo che ne deriva mette a nudo la complicata relazione della coppia, rivelando i rapporti tumultuosi tra i due e la personalità ambigua della protagonista. La trama si complica ulteriormente con l’arrivo di Daniel al banco dei testimoni, il figlio che aggiunge un ulteriore strato di complessità alla storia.
LA REGISTA JUSTINE TRIET: “VOLEVO RACCONTARE LA CADUTA DI UNA COPPIA”
Justine Triet, la regista della pellicola, ha dichiarato: “La mia intenzione era quella di girare un film che raccontasse la caduta di una coppia. La discesa fisica ed emotiva di un corpo diventa il simbolo del declino della storia d’amore dei due protagonisti. Questa coppia ha un figlio che scopre la natura burrascosa della relazione tra i genitori durante un processo, in cui viene esaminato ogni aspetto del loro passato. Più il processo va avanti, più il dubbio si insinua nel ragazzo, che prima aveva una completa fiducia nella madre: questo segna una svolta cruciale nella sua vita. Il film vuole sollevare delle domande importanti sulla reciprocità, sulla fiducia e sulle dinamiche di un rapporto di coppia. La protagonista, Sandra Voyter, è una scrittrice di successo, mentre suo marito, anche lui scrittore, si dedica di più all’insegnamento e all’home-schooling per il figlio non vedente: già da qui capiamo che il tradizionale schema di una coppia ha i ruoli invertiti. La ricerca da parte di Sandra della propria libertà e la sua volontà forte creano uno squilibrio nella relazione e il film ci invita a mettere in discussione le nostre nozioni preconcette di democrazia in un rapporto di coppia e come questa possa essere danneggiata da impulsi di sopraffazione e di rivalità. Nonostante le loro difficoltà, l’idealismo dei due protagonisti e il rifiuto di rassegnarsi a una situazione tutt’altro che perfetta resta ammirevole: anche nelle loro discussioni e nelle loro trattative continuano almeno a essere onesti l’uno con l’altro, rivelando in questo un amore profondo che persiste nonostante le sfide”.
LA SCENEGGIATURA A QUATTRO MANI È SCRITTA DA UNA DONNA E DA UN UOMO
Anatomia di una caduta convince così tanto anche grazie al fatto che nasce da uno scritto perfettamente bilanciato: già a monte di tutto quanto, ossia in sede di scrittura della sceneggiatura, l’alchimia si è rivelata perfetta. “Ho scritto il film con il mio compagno, Arthur Harari, condividendo ogni scelta. Inoltre ci siamo affidati alla consulenza di un avvocato penalista per gli aspetti più tecnici del processo” afferma la regista. Il copione è stato elaborato collaborativamente da quattro mani e da due menti, appartenenti a membri di una vera coppia coinvolta in una relazione sentimentale. La complementarità tra il “yin e lo yang”, ovvero le parti maschile e femminile, si fondono armoniosamente, dando vita a una storia che assume un carattere universalmente convincente. “Anche per il modo in cui funziona la giustizia in Francia, ho preferito un approccio diverso dalla spettacolarizzazione dei drammi giudiziari americani: il ritmo è meno frenetico e ho deciso di mantenere uno stile diretto e senza abbellimenti. Non volevo un film troppo rifinito e prevedibile”, aggiunge Justine Triet.
DUE ANIME CHE DANZANO CON LE PAROLE, COME GLI SCRITTI DEL DUO DI AUTORI DEL FILM
Come sottolinea Elena Lazic di The Playlist nel suo approfondimento sulla regista, che ha co-scritto il film insieme al suo compagno, l’attore e sceneggiatore Arthur Harari, sembra evidente che entrambi abbiano tratto ispirazione dalla loro personale esperienza come individui che usano le parole per dare forma e significato alla realtà, una pratica che va al di là delle abitudini quotidiane di molti di noi. Ciò che emerge anche nei protagonisti del film è una dinamica peculiare: mentre molte coppie spesso soffrono per le cose non dette, Sandra e Samuel affrontano l’opposto. Proprio come gli sceneggiatori del film manipolano abilmente le parole, i due personaggi principali della storia sono entrambi scrittori, utilizzando le parole come strumento essenziale nella loro esistenza. Il film di Triet ci guida attraverso un viaggio in un paesaggio di freddo e neve, scavando sotto la superficie gelida delle relazioni più profonde per svelare un mistero sepolto sotto strati e strati di ghiaccio emotivo.
LA NASCITA DI UNA REGISTA: JUSTINE TRIET IN BREVE
Il genio dietro il capolavoro “Anatomia di una caduta” è la rinomata cineasta francese Justine Triet, una figura di spicco nel mondo del cinema. Nata a Fécamp, in Normandia, Triet ha trascorso la sua crescita a Parigi, conseguendo il diploma presso l’Ecole Nationale Superieure des Beaux-Arts. Il suo percorso iniziale nel mondo cinematografico è stato segnato da documentari che esplorano la posizione dell’individuo all’interno della collettività. I suoi primi lavori, come “Sur Place” (2007) durante le manifestazioni studentesche e “Solférino” (2008) durante le elezioni presidenziali, riflettono il suo interesse per la dinamica sociale. Nel 2009, dirige “Des Ombres dans la Maison” a San Paolo, Brasile, mentre il suo primo cortometraggio di finzione, “Vilaine Fille, mauvais garçon”, ottiene numerosi riconoscimenti in festival francesi e internazionali. Il debutto di Triet nel lungometraggio, “La Bataille de Solférino”, è stato selezionato per ACID a Cannes 2013 e ha ricevuto una nomination ai César 2014 come Miglior opera prima. Il suo secondo lungometraggio, “Victoria”, con Virginie Efira come protagonista, ha inaugurato la Settimana della Critica a Cannes nel 2016 e ha ottenuto cinque candidature ai César, tra cui Miglior Film e Miglior Attrice. Il terzo lungometraggio di Triet, “Sibyl”, è stato in competizione al Festival di Cannes 2019, e successivamente il suo lavoro successivo, “Anatomia di una caduta”, ha conquistato la Palma d’Oro nel 2023 e il premio Golden Globe come miglior film non in lingua inglese nel 2024.