Edith Piaf moriva 60 anni fa: da La vie en rose a Hymne a l’amour, le canzoni più belle

Edith Piaf moriva 60 anni fa: da La vie en rose a Hymne a l’amour, le canzoni più belle

È uno dei miti senza tempo della Francia, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Sessant’anni fa, il 10 ottobre del 1963, moriva a 47 anni Edith Piaf. Con la sua voce graffiata, intensa, piena di forza, dolore e sentimento, è considerata ancora oggi una delle maggiori interpreti della canzone francese. Nonostante le tragedie e le malattie che hanno segnato la sua esistenza, non ha mai perso la gioia di vivere, l’ottimismo, la fede nell’amore e li ha cantati in molti suoi brani. Per omaggiarla, ecco alcune delle sue canzoni più famose.

LA VIE EN ROSE

La vie en rose è probabilmente una delle canzoni francesi più famose nel mondo: Edith Piaf l’ha scritta, interpretata e portata al successo. L’artista ha composto il testo nel 1945 e ha chiesto al direttore d’orchestra e arrangiatore Robert Chauvigny di pensare alla musica. Chauvigny ha rifiutato perché non riteneva il testo alla sua altezza, così Piaf si è rivolta al compositore e pianista Louiguy: è stato lui a dare musica a quei versi. La canzone – che in un primo momento s’intitolava Les choses en rose – è diventata un successo planetario e ha ricevuto il Grammy Hall of Fame Award nel 1998. Nel testo l’artista ribadisce la sua visione positiva della vita, il suo ottimismo verso il futuro e la sua incrollabile fede nell’amore. È un inno alla gioia di vivere e all’amore romantico. “Quand il me prend dans ses bras/Il me parle tout bas/Je vois la vie en rose” (“Quando mi prende fra le sue braccia/mi parla a bassa voce/io vedo la vita tutta rosa)”. Tantissime le cover che si sono susseguite nel corso degli anni e hanno fatto riscoprire la versione originale a nuove generazioni. La vie en rose identifica così tanto Edith Piaf che è anche il titolo internazionale scelto per il film di Olivier Dahan sulla cantante, che in Francia è uscito come La Môme: Piaf era interpretata da Marion Cotillard, che vince l’Oscar come migliore attrice.

NON, JE NE REGRETTE RIEN

Altra celebre canzone portata al successo da Edith Piaf è Non, je ne regrette rien. Il brano è stato scritto nel 1956: parole di Michel Vaucaire, musica di Charles Dumont. Nel 1960 Piaf lo interpreta, incanta i francesi e il mondo, e gli regala la fama. Non solo: l’artista – dopo un periodo di convalescenza – si esibisce con questa canzone all’Olympia, che in quel periodo rischiava la chiusura, e risolleva le sorti del teatro parigino. La canzone diventa l’inno della legione straniera, in un periodo in cui la Francia è impegnata nella guerra d’Algeria. Rappresenta anche la voglia di ricominciare di Piaf, la sua rinascita dopo i problemi di salute, senza guardare al passato. “Non, rien de rien/Non, je ne regrette rien/Ni le bien qu’on m’a fait, ni le mal/Tout ça m’est bien égal” (“No, niente di niente/No, non rimpiango niente/Né il bene che mi è stato fatto, né il male/Per me è lo stesso”), canta. L’artista muore tre anni dopo, nel 1963, per la rottura della vena porta causata dai problemi epatici dovuti al massiccio uso di medicine fatto negli anni.

HYMNE A L’AMOUR

Altra famosissima canzone del folto repertorio di Edith Piaf è Hymne a l’amour, registrata nel 1950. La musica è della pianista e compositrice Marguerite Monnot. Il testo è stato scritto nel 1949 da Piaf per l’amore della sua vita, il pugile Marcel Cerdan. Qualche mese dopo l’uomo muore in un incidente aereo, mentre volava da lei: quella sera Piaf ha un concerto a New York e decide di salire lo stesso sul palco e dedicargli l’esibizione, ma dopo qualche brano ha un malore e sviene. La canzone è un inno all’amore, triste e profondo. Che diventa celebre anche perché ci si rispecchiano molte coppie divise dalla guerra. “Le ciel bleu sur nous peut s’effondrer/Et la terre peut bien s’écrouler/Peu m’importe si tu m’aimes” (“Il cielo azzurro sopra di noi potrebbe crollare/E la terra potrebbe sgretolarsi/Poco m’importa se tu mi ami”), inizia il brano. La canzone è stata poi reinterpretata da molti altri artisti, tra cui Jeff Buckley.

MILORD

Tra le canzoni più conosciute interpretate da Edith Piaf c’è anche Milord, composta nel 1959 da Marguerite Monnot, con parole di Georges Moustaki. Il brano racconta di una prostituta – una “ragazza del porto” – che invita un uomo dell’alta borghesia – il milord del titolo – ad avvicinarsi per rimetterlo di buonumore dopo una delusione amorosa. “Laissez-vous faire, Milord/Et prenez bien vos aises/Vos peines sur mon cœur/Et vos pieds sur une chaise” (“Lasciatevi servire, Milord/Mettetevi pure a vostro agio/Le vostre pene sul mio cuore/E i vostri piedi sulla sedia”). Al ritornello allegro si contrappongono le strofe, meno gioiose. Anche questa canzone negli anni successivi è stata reinterpretata da diversi artisti, in lingue diverse.

PADAM PADAM

Ha riscosso grande successo, e collezionato tante reinterpretazioni, anche Padam, padam… Il brano, registrato nel 1951, è stato scritto per Edith Piaf da Henri Contet (parole) e Norbert Glanzberg (musica). È un valzer molto orecchiabile, che racconta di un suono che si ripete nella testa e che evoca ricordi, fra giovinezza e vecchi amori. Secondo alcuni si tratta di un suono onomatopeico senza senso, per altri è un cuore che batte, per altri ancora il rumore di Parigi. “Cet air qui m’obsede jour et nuit” (“Questo motivo mi tormenta giorno e notte”), canta Piaf. Ne esiste anche una versione dei Litfiba.

MON MANÈGE A MOI

Chiudiamo con un altro brano famosissimo interpretato da Edith Piaf: Mon manège à moi (Tu me fais tourner la tête). “Tu me fais tourner la tête/Mon manège à moi, c’est toi/Je suis toujours à la fête/Quand tu me tiens dans tes bras” (“Tu mi fai girare la testa/Tu sei la mia giostra/Sono sempre in festa/Quando mi tieni fra le braccia”), canta l’artista. Il brano del 1958 è stato scritto da Jean Constantin (testo) e Norbert Glanzberg (musica). All’inizio non doveva diventare una canzone vera e propria, ma solo far parte della colonna sonora del film Mon oncle di Jacques Tati. Poi, invece, è stata inserita nell’album A L’Olympia – N° 3 ed è diventata un successo.

Torna in alto