“Attenzione! C’è un video là fuori che promuove alcuni piani dentali con una versione AI di me. Non ho niente a che vedere con questo”. In un post pubblicato su Instagram nella giornata di sabato, Tom Hanks ha messo in guardia nove milioni e mezzo di followers da un inganno circolato sul web, una pubblicità di assicurazioni dentali che senza il consenso dell’attore ha utilizzato un’immagine dalle identiche fattezze generata però con l’intelligenza artificiale. Lo scorso aprile, durante una puntata del podcast del comico britannico Adam Buxton andata in onda pochi giorni prima dello scoppio dello sciopero degli sceneggiatori di Hollywood, il vincitore del premio Oscar aveva già espresso preoccupazione per l’uso delle nuove tecnologie nel cinema e nella televisione. “L’abbiamo visto arrivare. Abbiamo visto che ci sarebbe stata questa capacità di prendere gli zero e gli uno in un computer e di trasformarli in un volto e in un personaggio. Ora che da allora è cresciuta un miliardo di volte, lo vediamo dappertutto. Posso dirvi che ci sono discussioni in corso in tutte le corporazioni, in tutte le agenzie e in tutti gli studi legali per raccogliere le conseguenze legali del fatto che la mia faccia e la mia voce – e quella di chiunque altro – siano la nostra proprietà intellettuale”. Hanks aveva proseguito: “Chiunque ora può ricreare sé stesso a qualsiasi età tramite l’intelligenza artificiale o la tecnologia deepfake”, anche all’infinito. “Potrei essere investito da un autobus domani, e basta, ma le performance possono continuare ancora e ancora e ancora. E al di fuori della comprensione che è stata fatta con l’AI o con il deepfake, non ci sarà niente che vi dirà che quello non sono io e io soltanto. E avrà un certo grado di qualità realistica. È certamente una sfida artistica, ma è anche una sfida legale”.
UNA QUESTIONE APERTA
Finora Hanks ha acconsentito all’alterazione digitale di versioni cinematografiche di sé stesso, non solo con la versione CGI nel film d’animazione natalizio del 2004 Polar Express, ma anche con il ringiovanimento nella pellicola del 2022 Non così vicino e nel dramma Here di Robert Zemeckis in uscita il prossimo anno. La questione dell’uso dell’intelligenza artificiale, però, risulta più complessa e resta ancora aperta. La scorsa settimana il Writers Guild of America, il sindacato degli sceneggiatori statunitensi, e l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, l’associazione che rappresenta le case di produzione e le piattaforme di streaming, hanno concluso lo sciopero iniziato a maggio con un accordo che ha previsto restrizioni all’uso dell’intelligenza artificiale nel cinema e nella televisione. Attualmente lo Screen Actors Guild, il sindacato degli attori statunitensi, prosegue invece lo sciopero iniziato a luglio con il conseguente blocco della maggior parte delle produzioni di Hollywood. Le principali ragioni della protesta degli interpreti includono sia le rivendicazioni sugli stipendi sia le garanzie contro i rischi dell’intelligenza artificiale, che potrebbe utilizzare la loro immagine senza il dovuto consenso.