(di Tiziano Rapanà) Belve? Vi riferite forse a Le belve. Sì, è un bel film diretto da Giovanni Grimaldi. Ha più di cinquant’anni ed è invecchiato bene, anche se non lo si ricorda molto nella sterminata filmografia dei film interpretati da Lando Buzzanca. È una risposta un po’ tardiva – a otto anni di distanza – dei mitici Mostri di Dino Risi. Anche questo è un ottimo film a episodi, dove Buzzanca interpreta una carrellata di personaggi rappresentativi del peggio dell’italiano medio. Lo stile è caustico, ferocissimo, si guarda al paradosso e alla surrealtà che si scorge nella vita che si vive ogni giorno. Grimaldi torna, dopo anni, a scrivere in coppia con Bruno Corbucci. Quanti film hanno scritto insieme: dal Monaco di Monza per Totò, con la regia di Sergio Corbucci, ai musicarelli interpretati da Gianni Morandi. Bisognerebbe tenere più presente questa straordinaria prova d’attore di Buzzanca… Se voi vi aspettate da me un commento sul ritorno delle altre Belve, quelle di Rai 2 domate da Francesca Fagnani, penso ci sia poco da dire. Ormai siamo nell’ordinaria amministrazione, la conduttrice è fa bene il suo lavoro. Ma è tutto prevedibile. Le interviste non mi emozionano più né mi divertono. Salvo l’estrema sincerità di Fabrizio Corona, che si è raccontato senza reticenze. Non c’è più nulla da dire sul programma, che si poggia sulla forza del singolo ospite. Piuttosto mi chiedo cosa c’entri lì in mezzo Lundini e il suo finto quiz, di stampo tipicamente arboriano (alla fine si pesca sempre dal fondale creativo di Indietro tutta). Sul secondo momento comico – quello della finta cartomante – preferisco sorvolare. Alla gente, Belve piace: il successo d’ascolti è stato netto con il 10% di share. Il giudizio del pubblico è l’unico che conta, pertanto le mie osservazioni lasciano il tempo che trovano.