L’Elevate Prize Catalyst Award 2023 va a Michael J. Fox.
Il riconoscimento – promosso dalla Elevate Prize Foundation – è stato assegnato all’attore americano per il costante impegno e lavoro alla ricerca di nuove terapie per il morbo di Parkinson, malattia da cui è affetto lo stesso J. Fox. La premiazione è avvenuta alla presenza dell’ex first lady americana, Hillary Clinton, del fondatore della organizzazione no-profit, Joseph Deitch, e della sua amministratrice delegata Carolina García Jayaram.
L’Elevate Prize Catalyst viene assegnato ogni anno e fornisce 250.000 dollari in finanziamenti per i diversi progetti di ricerca, oltre a fornire risorse di sviluppo e opportunità di partnership. Lo scorso anno il riconoscimento è stato consegnato a Malala Yousafzai e alla sua Malala Fund, impegnata nella difesa dell’istruzione femminile.
“Significa che il mondo vede riconosciuti i risultati ottenuti dalla Fondazione”, ha detto Michael J. Fox . “Accetto l’Elevate Prize Catalyst Award a nome della comunità che sostiene la nostra missione: le persone e le famiglie che vivono con il Parkinson, e i ricercatori e i medici in prima linea nella ricerca di una cura. Vedere i progressi che abbiamo fatto insieme attraverso la Fondazione è uno dei più grandi privilegi della mia vita.”
Fox, a cui è stato diagnosticato il morbo di Parkinson all’età di 29 anni, ha lanciato la sua Fondazione MJFF nel 2000 per promuovere la ricerca di una cura per questa malattia neurodegenerativa – investendo fino a questo momento quasi 2 miliardi di dollari. E i risultati si cominciano a vedere: all’inizio di quest’anno, la Fondazione ha annunciato la scoperta di un test che consente una diagnosi precoce e accelera la ricerca di trattamenti.
“Michael J. Fox rappresenta il meglio di noi. Di fronte a una sfida personale travolgente, ha preso la non facile decisione di essere un catalizzatore del cambiamento”, ha detto Joseph Deitch. “Utilizzando la sua piattaforma per portare speranza e visibilità alle persone colpite dal Parkinson, non solo ha cambiato la vita dei pazienti, ma avrà un impatto su quella delle generazioni a venire.”