(di Tiziano Rapanà) E sembra fuori luogo scomodare Serge Gainsbourg. Non lo farò, ma la polvere della stupidità sta inondando la stanza della fantasia. La parola scarsa e dozzinale prende sempre più piede in tv: è lei, la protagonista indiscussa. La si dovrebbe umiliare a comparsa, con la preghiera che prima o poi scompaia dalle scene. Per poi poter dire, con la forza dell’ironia: “Una prece!”. Perché queste paroline di poco conto, basso conio per antonomasia, non durano nemmeno il tempo di una Javanaise. Pertanto tanti applausi a Giampiero Mughini, quando compare in scena, perché ci libera dall’ordinarietà che impera. Intials G.M., però bisognerebbe superare l’omaggio in musica (che è doveroso con quell’opera letteraria prodotta tra il Dizionario sentimentale e la Stanza dei libri). Si dovrebbe costruire il ponteggio per avviare un programma tutto per lui: a suo uso e nostro consumo. Come vuole lui, libertà massima di movimento. Fermiamoci con queste iscrizioni votive al tempo presente, al partito, all’idea con data di scadenza, alla contingenza. E si può fare, in passato si è fatta, una tv da ricordare. Lontana dalla schiavitù del tempo e della cellulite del nulla massmediatico. In soldoni: un programma che non abbia a che fare con la sostenibilità, perché la trovo insostenibile. Sostenibilità è la strada maestra che porta alla frase per ogni ricorrenza. Mesto prezzemolo per ogni pietanza, parole chiave adatta per far parte di quei nuovi libri che contengono frasi buone per tirarti dall’impaccio di dover scrivere un messaggio augurale per le feste comandate o per una frase d’amore che abbia un senso (anche se modesto). Compagna ideale della resilienza, dove tutto si fa sostenibile e resiliente. Io non so se in futuro si terrà un’ideale laicissimo concistoro legato ad un ipotetico re della parola, sovrano culturale che – nei miei pensieri – desidera liberarsi definitivamente del pensiero banale. È un mio uzzolo me ne rendo conto, epperò prima o poi ci si dovrà affrancare dello schematismo. E dunque un programma a Mughini è la sola soluzione, un unguento intellettuale contro le magagne della mentalità comune. Si scende sempre più in basso, si dovrebbe fare qualcosa di serio.