“Ciclista Amatoriale” è un concept album composto da otto brani di cantautorato pop, scritto da Daniele Cobianchi e prodotto da Alberto Bianco. In questo progetto discografico convergono l’attitudine dell’artista e la sua urgenza di trasmettere attraverso la musica, forma espressiva che gli appartiene, quella consapevolezza emotiva che a 50 anni permette di vedere e vivere la realtà in modo più nitido e profondo.
Daniele quando nasce il tuo “Ciclista Amatoriale” che hai costruito a tappe, come un vero tour: il ciclismo, sia a livello individuale che di team è poesia e sudore…in cosa è stato poetico e dove hai faticato?
Non è stata faticosa la costruzione anzi è stata poetica. E’ emersa sui miei 50 anni, quando passi quel momento c’è il desiderio di riconnettersi con certi periodi della tua vita. Ho recuperato la musica come forma espressiva di quello che sento e sono in questi anni. La musica la ho amata da ragazzo, ci ho investito in sogni, soddisfazioni e delusioni. Dunque è una riconnessione con i miei 25 anni ma pure una lettura dell’oggi sintetica e appuntita. Ho ritrovato strumenti che negli anni ho suonato in una logica di divertimento. La fatica è stata non nelle canzoni ma in quello che la musica andava a scoperchiare. La narrazione è unica con canzoni che sono aspetti del mio percorso di vita. C’è stata emozione nella consapevolezza di riscoprire il passato poiché vivi nel presente e ambisci al futuro. Non c’è nostalgia, c’è il desiderio di interpretare il mio tempo.
Le tue canzoni sono in primis stupore: ti senti una mosca bianca in una stagione in cui il solo stupore viene dai social, dove se non posti la foto di un piatto…per il mondo non lo hai mangiato.
Oggi tutto è superficialità, non c’è il desiderio di approfondire e avere un passo lento. Il ciclista amatoriale non ha nulla da vincere ma ha voglia di scavarsi dentro. In campagna riscopri i profumi della natura che la macchina ti nega. Il mio è un disco contemporaneo, forse non è interessante per lo streaming ma lo è per chi ama la musica. Mi ha dato soddisfazione personale con i feedback avuti.
“A una certa età” è una frase che ti spaventa o ti mette tenerezza?
Ha una doppia lettura. La vita ti mette sempre davanti a cose che devi abbandonare e altre che puoi fare. Bisogna capire il momento e una volta abbandonate non le devi rimpiangere. Non vinci Wimbledon o non diventi una rockstar ma puoi interpretare il tuo tempo. La nostra generazione ha abdicato a interpretare il tempo nuovo e ci chiudiamo nella confort zone di un mondo che ci ha visto protagonisti. Non scimmiotto il ragazzo che non sono più ma dico la mia in un mondo con parametri nuovi. La bellezza di poter sognare è bellissima, ma anche di ritrovare se stessi in un tempo nuovo è rinnovarsi.
Quale è l’ultimo sogno che hai archiviato?
Ho scritto tre romanzi e pensavo che quel mondo fosse più mio. Nei romanzi c’è una profondità difficile da raggiungere dunque ho fatto un passo indietro e la ho convertita nella musica. Voglio fare cose che mi piacciono e farle bene e se non poi non posso farlo allora prendo consapevolezza dei miei limiti ed è una cosa meravigliosa scoprirli perché porta serenità.
“Prima che arrivassi te” è una lista della spesa emotiva, tra ricordi, conquiste, sconfitte e conti da pagare: posso considerarla la tua vita in una sequenza di piccoli, grandi flash. E soprattutto senza indifferenza?
E’ una buona lettura del pezzo. E’ una canzone d’amore scritta da un adulto, secondo me il momento perfetto perché a quell’età hai esperienza e sai che amare non è le farfalle nello stomaco. Racconto come ognuno può essere aggiustato in modo poetico: abbiamo bisogno che qualcuno confermi che il nostro pedalare non è allenamento, l’amore è una normalità speciale.
Esiste davvero un punto esatto dove finisce il mare oppure c’è solo un altro orizzonte?
Bisognerebbe chiederlo ad Alessandro Baricco. Racconta il tentativo di capire dove finisce il mare che di per sé è un eterno movimento, è l’attesa di una nuova onda che può essere una nuova possibilità o mostrare un nuovo orizzonte. Ma siamo anche orme cancellate dalla marea. Io dico che bisogna lasciare più orme possibili ed essere pronti a lasciarne altre.
Hai un amico da chiamare a qualunque ora quando hai un “via-vai per la testa”?
Ho la fortuna di averne un paio. E’ la sola canzone salvata da quelle che erano nel cassetto. Erano buone ma scritte a 25 anni per cui le ho riscritte tutte tranne “ancoraamici” che ha 30 anni ma non ha perso nulla. L’amicizia se la sai curare rimane immutata nel tempo mentre l’amore può prendere forme diverse.
Come si ristrutturano i sogni?
Quando hai la consapevolezza che nessuno ti vieta di fare nulla, questa è la magia della vita. Come fai con una vecchia casa che la prepari ad accogliere nuovi ricordi. Anche quelli non realizzati ci restano dentro perché ci hanno fatto battere il cuore. Qualcuno ha potenziale e puoi ristrutturarlo nel senso di ripensarlo.
La sensazione è che sia un disco anche di assenze, come se in ogni canzone qualcuno non rispondesse all’appello, come se il “manchi solo tu” di “Mi accontenterei soltanto” fosse un filo sottile che unisce se non tutti, quasi tutti i brani.
La nostra vita è fatta di assenze e presenze. A volte le assenze possono diventare pesanti, come le perdite. Nasce dopo 18 anni che è morto mio padre. E’ il brano cui più sono legato, ho sentito emozioni forti. La forza della musica è che se tiri fuori quello che è rimasto nell’anima per 18 anni diventa emozione e ti libera.
Nadal, Gilles Villeneuve, i mondiali…il ciclismo sembra solo una fugace metafora: lo sport è per te una chiave di lettura della vita e della quotidianità?
Il titolo è la frase di una canzone e li ho capito che era federativa del disco: lo siamo tutti, la vita non prevede il professionismo. Amo pedalare, amo il tennis, ho amato il calcio: mi piace il suo arricchimento emotivo. Il rovescio di Nadal è il colpo che ti risolve la vita ma devi essere rigoroso. Poi ci sono campioni che restano con te per sempre come Villenueve; i calciatori ambiscono a vincere la Coppa Campioni e i Mondiali…poi sai la vita va avanti, c’è chi sogna e chi i sogni li realizza. Non è solo la vittoria il tema ma la profondità che la ha creata.
Alla fine possiamo dire che oggi sai cosa trattenere e cosa lasciare andare?
Non è automatico ma ho imparato a lasciare andare molte cose ed è salvifico. Non è fregarsene ma dare il giuso peso alle cose. Trattenere è rassicurarsi che quello che ha un peso rimanga, è un bagaglio leggero con dentro l’essenziale.
Che accadrà nelle prossime settimane?
La musica è incanalata in quello che sono io, non deve prendere il sopravvento alla mia vita quotidiana. Ho dovuto rinunciare ai live, ho in programma giusto un paio di cose a inizio autunno anche se spero di farne qualcuna in più compatibilmente col mio tempo.