La diaspora del duo Benji e Fede è sempre più lontana, e intanto Federico Rossi si è costruito una carriera solista. Dopo aver raggiungo 2 Dischi di Platino con “Pesche” e “Non è mai troppo tardi”, questa estate è uscito il suo ultimo singolo, “Maledetto Mare”. Un brano che come racconta rappresenta per lui “una nuova alba, sia nella mia vita privata che nella mia vita artistica”.
Partiamo da febbraio 2020. La separazione da Benji e l’arrivo della pandemia: come hai vissuto tutto questo?
Penso di aver imparato in quel periodo una grande lezione. Mi sono trovato davanti a un cambiamento radicale della mia vita: separarmi dal rapporto che ho avuto per dieci anni. E sul momento ho capito che la soluzione migliore per la mia incolumità poteva essere sublimare (mi piace dire così, sublimare) appunto quel momento in qualcosa di positivo. Che potesse essere positivo per il mio futuro prossimo. Inizialmente è stato chiaramente difficile da elaborare. Poi ho visto uno spiraglio di luce che mi ha permesso di essere affascinato ancora di più dalla musica, di cercare di capire cosa volessi fare davvero nella vita e di darmi una nuova possibilità. Alla fine quindi è stato un periodo complicato ma contemporaneamente davvero prezioso che mi ha fatto crescere abbastanza.
Qual è stata la scintilla per iniziare una carriera solista?
La scintilla è stata nel quotidiano. Quella condizione in cui mi sono ritrovato in quel momento mi ha dato lo sprint per trovare in me stesso quella forza e lucidità che è servita anche per ricostruire tutti i pezzi. Certo è stato fondamentale attaccarmi subito alla musica. È stata una grande àncora di più di quanto non lo fosse stata in passato. E quindi ho iniziato a scrivere, a sperimentare, ad aprirmi, a vivere anche in maniera più burrascosa. Però mettendomi in gioco di più. E questa cosa mi ha permesso di conoscermi un passo alla volta, ogni giorno che passava, fino ad arrivare poi al momento dell’uscita della mia nuova musica, che è stato un grande sfocio per me. E’ stato un grande giorno che ha dato il là a un qualcosa di nuovo.
E’ stato difficile cercare e trovare una tua identità artistica?
Alla fine di facile, in questo mestiere, c’è poco. La musica è un grande percorso e io penso che non ci sia mai un punto di arrivo. Come in molte cose nella vita è stato difficile, ma l’ho vissuta in maniera serena aiutandomi così a superare degli scogli.
Se oggi pensi al progetto Benji e Fede, cosa ti ha lasciato, cosa ti manca e cosa no?
Penso che ci sia un tempo per tutto. Se Benji e Fede è nato è perché in quel momento lo sentivo profondamente, come quando ho mandato quel messaggio a Ben nel lontano 2010. Sentivo che insieme avremmo potuto navigare e avremmo potuto inseguire un obiettivo comune. Così è successo. E non ci siamo mai dati per vinti. Il libro che abbiamo fatto uscire si intitola “Vietato smettere di sognare” che è lo slogan di tutto il progetto della nostra vita in generale. Penso che ce l’abbiamo fatta. E questa cosa del non mollare mai è la stessa che mi accompagna tutt’oggi. Penso sia una cosa che ci portiamo dietro entrambi ancora oggi. Ricordo quei momenti con estremo amore, però appunto, come dico, nella vita è giusto evolversi e prendere le situazioni nel modo migliore.
Ti avevamo lasciato nel 2022 con il singolo “Le Mans”. Cosa è successo durante quest’anno?
In quest’anno sono successe tante cose, pur rimanendo fermo per varie circostanze che sono private. Posso dire che sono stato fermo a livello di pubblicazione ma non sono stato fermo per quanto riguarda il vivermi la vita, lo scoprire me stesso e lo scrivere tanto. Lo scrivere è stato come una terapia, uno sfogo. È diventato importante esprimermi attraverso la musica e ogni anno che passa penso che sia una tappa in più per scoprirsi sempre un po’ di più, fare tesoro dei propri errori e andare avanti. Correggere in fretta, e andare avanti.
“Maledetto Mare” è il tuo nuovo singolo. C’è l’estate ma anche la malinconia. Com’è nata la canzone?
Questo brano è nato da un’idea musicale del team artistico con cui sto lavorando adesso: Giulio Nenna, Cromatico, Andrea De Bernardi, sono persone con cui mi sto trovando molto bene a livello di produzione ed empatia artistica. La sera sono tornato a casa e utilizzando il metodo e lo sfogo che sto utilizzando da un po’ di tempo, è venuta fuori d’impeto la canzone. E’ nata proprio come un flusso di coscienza. Spesso scrivo cantando delle cose, dicendo delle parole che farei fatica a scrivere su un foglio bianco e poi mettere in musica. Poi ascolto quello che dico e cerco di continuare il senso che inconsciamente penso di avere dato alla canzone. Ed è nata un po’ così. Penso sia un mosaico di emozioni che stavo vivendo in questo periodo.
Cosa hai voluto raccontare attraverso il brano?
Quello che volevo raccontare è molto a interpretazione. È il momento che vivevo in base anche a una relazione passata che ho avuto e che comunque in realtà adesso sta sfociando in una nuova alba, in vari aspetti sia nella mia vita privata che nella mia vita artistica. Ovvero fare tesoro dei propri errori, non focalizzarsi nell’etichettare ciò che vivi, ma viverlo. L’inizio della canzone è un po’ un’introduzione anche di come sto vivendo ora. Poi lascio libera interpretazione a chi l’ascolterà per capire che visione ho dato a questo mare, e perchè è maledetto, per quanto sia sempre stato legato al mare.
Cosa stai facendo ora? Stai pensando a un album?
Sto scrivendo tanto e ho tanto materiale. Adesso no so quando uscirà questo album però in realtà sto puntando a fare tanta musica e a fare un percorso che possa sempre di più darmi uno slancio artistico per poi non fermarmi più. Questo è quello che posso dirti, è che non voglio più fermarmi.