Gli attori di Hollywood si aggiungono agli sceneggiatori ed entrano in sciopero: chiedono retribuzioni e pensioni più alte, meccanismi di tutela contro l’uso non autorizzato della loro immagine attraverso sistemi di intelligenza artificiale e protezione contro lo sfruttamento delle proprie opere sulle grandi piattaforme di streaming. Così ha deciso il consiglio direttivo del sindacato che li rappresenta, il SAG-AFTRA (Screen Actors Guild – American Federation of Television and Radio Artists), dopo il fallimento delle trattative con quello dei produttori, l’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers), a cui fanno capo – tra gli altri – Disney, Paramount, Sony, Warner Bros. Discovery, Netflix, Amazon, Apple, NBCUniversal. Lo sciopero inizia dalla mezzanotte del 13 luglio.
La decisione è stata comunicata con una conferenza stampa della presidente SAG-AFTRA Fran Drescher – conosciuta soprattutto per il suo ruolo nella sitcom La Tata – e del direttore esecutivo nazionale (incaricato anche delle trattative con i produttori) Duncan Crabtree-Ireland. “Esigiamo rispetto, non potete esistere senza di noi”, ha detto Drescher. Crabtree-Ireland ha parlato dello sciopero come di una scelta presa “all’ultima spiaggia”: “Ci hanno lasciato senza alternative”. Il sindacato rappresenta oltre 160mila artisti. L’ultimo sciopero degli attori risale al 1980 e l’ultima volta che attori e sceneggiatori hanno incrociato le braccia in contemporanea è stato nel 1960. Lo scorso 30 giugno, il SAG-AFTRA e l’AMPTP avevano deciso di prorogare fino al 12 luglio l’ultimo contratto che avevano siglato nel 2020, con la prospettiva di trovare nuovi accordi entro tale data. Adesso che il termine è di nuovo scaduto senza un nuovo contratto, si rischia la paralisi di tutta l’industria, contando che è già dallo scorso 2 maggio che va avanti lo sciopero degli sceneggiatori.
Il 12 luglio, il comitato incaricato di negoziare con i produttori aveva votato all’unanimità per “raccomandare” lo sciopero nazionale, scelta poi avvallata dal consiglio direttivo. Già ieri, in un comunicato congiunto di Drescher e di Crabtree-Ireland, il sindacato scriveva che “dopo oltre quattro settimane di negoziazioni”, l’AMPTP “rimane contraria a offrire un giusto compromesso” sui “punti chiave” richiesti dagli attori. Negli ultimi 10 anni, si legge sempre nella nota, la retribuzione è stata “gravemente erosa” dalla “crescita dell’ecosistema dello streaming”, problema a cui si è aggiunta “la minaccia esistenziale posta dall’intelligenza artificiale alle professioni creative”. Da qui, la richiesta principale: tutti gli attori e tutti i performer “si meritano un contratto che li protegga dallo sfruttamento della loro identità e del loro talento senza consenso”. Secondo il sindacato, l’AMPTP si è però “rifiutato di riconoscere che enormi cambiamenti nell’industria e nell’economia hanno avuto un impatto deleterio su coloro che lavorano per gli studios”. Fran Drescher ha definito “offensive e irrispettose” le “risposte” ricevute del sindacato dei produttori alle richieste avanzate.
Il 12 luglio, il comitato incaricato di negoziare con i produttori aveva votato all’unanimità per “raccomandare” lo sciopero nazionale, scelta poi avvallata dal consiglio direttivo. Già ieri, in un comunicato congiunto di Drescher e di Crabtree-Ireland, il sindacato scriveva che “dopo oltre quattro settimane di negoziazioni”, l’AMPTP “rimane contraria a offrire un giusto compromesso” sui “punti chiave” richiesti dagli attori. Negli ultimi 10 anni, si legge sempre nella nota, la retribuzione è stata “gravemente erosa” dalla “crescita dell’ecosistema dello streaming”, problema a cui si è aggiunta “la minaccia esistenziale posta dall’intelligenza artificiale alle professioni creative”. Da qui, la richiesta principale: tutti gli attori e tutti i performer “si meritano un contratto che li protegga dallo sfruttamento della loro identità e del loro talento senza consenso”. Secondo il sindacato, l’AMPTP si è però “rifiutato di riconoscere che enormi cambiamenti nell’industria e nell’economia hanno avuto un impatto deleterio su coloro che lavorano per gli studios”. Fran Drescher ha definito “offensive e irrispettose” le “risposte” ricevute del sindacato dei produttori alle richieste avanzate.
Tra i grandi nomi di Hollywood che hanno parlato dello sciopero negli scorsi giorni c’è ad esempio Matt Damon, che ha definito “incredibilmente importanti” le ragioni portate avanti dal SAG-AFTRA. Alla prima europea di Barbie, andata in scena ieri 12 luglio, Margot Robbie si era detta “assolutamente” pronta a supportare un’eventuale decisione di sciopero. E l’agitazione è palbabile. Durante la premiere londinese di Oppenheimer, come scrive il New York Times, il cast del film – tra cui Damon – ha lasciato in anticipo la sala, in solidarietà allo sciopero che sarebbe stato annunciato di lì a breve. L’anteprima, che doveva cominciare alle 17:45 ora locale, era già stata anticipata alle 16:45 con la speranza che in quei 60 minuti non sarebbe arrivata una decisione del sindacato a impedire agli attori – oltre a Damon nel film ci sono Cillian Murphy, Robert Downey Jr., Emily Blunt e Florence Pugh – di posare per i fotografi e rilasciare interviste senza contravvenire alle regole del sindacato sullo sciopero.