(di Tiziano Rapanà) Voglio andare a Teano, come Garibaldi. Non verro accompagnato dalla cavalla Marsala, che fu fida compagna di battaglie del generale. Andrò a Teano per festeggiare la fine del telemercato e per dire a me stesso di non aver obbedito alle smanie, di tutti gli scriventi di televisione, di parlare di anticipazioni e fantomatici libri dei sogni. I libri non si scrivono mai, si leggono soltanto. Si scrive per cogenze personali, ragioni di sussistenza, ormai si è scritto tutto e non serve più. Non nasceranno più geni come Proust e Thomas Mann, per non dire del nostro Boccaccio: se ne può fare a meno. Visitate Teano: è bellissima, il centro storico vi farà sognare. Vi innamorerete della cattedrale, meraviglia architettonica che conquista con la sua magnificenza. Voglio festeggiare! Finalmente, con la presentazione dei palinsesti Rai, tutto si chiude. Non sarà più il tempo della congettura, che prevede il paradosso in punta di fioretto. Vorrei cadere avvinto da un malinteso letterario provocato da un palindromo, perdermi nel groviglio della sintassi. Il resto non mi riguarda. Così come non mi interessa il solito tango dei filarini estivi. I profeti dell’amore sono tutti felloni. Raggiunto l’obiettivo, si dileguano. La televisione trasmetterà mai un tramonto che non sia rovinato dal montaggio e dagli effetti speciali? Nulla dev’essere contaminato e la luce può essere solo naturale. L’approdo consentito è un cosmo lontano dagli strapuntini dello share: i numeri non si possono adorare.