(di Tiziano Rapanà) Sottraetevi ai fuochi fatui dell’estate dove ogni artificio è accettato. E le sensualità così sfacciate si accapigliano nella più malevola mondanità. E le feste, i balli, e i sorrisi che fingono di illuminare il mondo ma fanno solo notte fonda. Io potrei incidere vecchi pezzi del rock ‘n roll, purtroppo non so cantare e non sono John Lennon. Ma almeno io non devo proteggermi da Phil Spector e dalle sue follie in studio. Ci salverà la tv d’estate? Ma io non voglio essere salvato, lasciatemi in pace da qualsiasi proposito. Sono un provinciale avvinto dalle certezze borghesi e con quei colori ho pittato le mie pareti esistenziali. Il vivere borghese è cosa buona ma non regala sorprese. Penso a Non sono una signora, interessante talent della prima serata di Rai 2. Volti noti si sfidano nell’arte definita nell’anglicismo drag queen. Alcuni convincono, altri meno: è una gara. Ma è solo questo: una gara, un talent, un format, un’idea di invenzione troppo ordinata. E non c’è l’avvento di un fulmine di novità, un sisma ex abrupto che scompagina l’architettura del divenire non è contemplato. Tutto troppo consueto, troppo signorile. Ma io voglio la novità, il dadaismo senza aspettarmi le Lacrime di vetro di Man Ray. Però c’è Parietti, la sua grinta fa vedere l’alba anche nel tramonto della stagione tv 2022/23: è lei, il punto di forza di un programma carino ma non dirompente. Alballoscuro (LA7d, 2011), quello sì, era un agire televisivo di livello superiore. Ripartite da quel fiammifero che accese una candela di innovazione.