Ancora sui programmi di enogastronomia, viva l’abbondanza!

Ancora sui programmi di enogastronomia, viva l’abbondanza!

(di Tiziano Rapanà) Lagnanza nemmeno degna di un modesto film western, dove le cadute degli stuntman fanno da pezza ai buchi della sceneggiatura. Eppoi non ho nemmeno il physique del pistolero. Non ci sarà il duello finale tra me e la bilancia elettronica. Già mi vedo spacciato, stecchito, ma io non sono il cattivo del film e nemmeno il buono. Fatemi fare il prete, truccatemi da prete, da don Abbondio che non piglia decisione e subisce. Non sono io che mangio, è il cibo che si avvicina a me. Dovrebbe saperlo la bilancia, eppure è lì a dirmi il peso esatto (grammo più e grammo meno). E vorrei darmi ad una discussione sconclusionata, quasi a dirle: “Troviamo un compromesso, ragioniamo per difetto”. Niente di niente, così stanno le cose. E adesso mi aspetto la filippica sul mangiare parco. Dove sono i probi congiurati del cenacolo della benevolenza? Non li vedo più. I pontificatori a tinte soft che ci indicano la via migliore sia nel mangiare che nel bere. E questo no, quest’altro non ne parliamo proprio, e quest’altro ancora fa solo danni… e andiamo avanti così tra divieti su divieti. Non voglio cadere nella scena madre da copione teatrale, qui non mi vedrete sbottare come testo prevede. Non diro: “E lasciateci mangiare come ci pare!”. Qui il problema è un altro ed è, se mi consentite, più sottile. Ossia che il senso della misura è gradito sia nell’eccesso che nella privazione. Non è solo questione di porzioni, ma di rinunce totali. E questo futuro di etichette a più non posso sembrano portarci lì: per il bene nostro e del pianeta e per chi volete voi. Ma chi ve lo dice che, alla fine della giostra, il pianeta ci ringrazierà? O il nostro organismo resterà intatto? Noi non lo sappiamo. L’imprevisto è dietro l’angolo e potremmo maledire quel tanto che non abbiamo mangiato o bevuto. E non parlo di fatalità, perché è fin troppo facile gettarsi nel pessimismo assoluto, ma dei piccoli fastidietti che disturbano il nostro incedere quotidiano. E dunque essere parchi e moderati serve? Certo che sì, ma non esageriamo. Quei venti grammi di spaghetti in più, ogni tanto, sono più che consentiti. Ed allora viva i programmi di enogastronomia che inducono alle festosità in cucina, ci si deve pur soddisfare in tavola. Pertanto cari cucinieri, che battagliate con le pentole davanti alla telecamera, abbondate con le porzioni. Non siate avidi, fateci almeno mangiare con gli occhi.

tiziano.rp@gmail.com

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