Laura Chiatti, Pietro Sermonti, Filippo Nigro e Paolo Pierobon sono alcuni dei protagonisti del nuovo film di Marco Bocci. Un racconto ad alta tensione con imprevedibili colpi di scena. Marco Bocci dirige il suo secondo film da regista “La Caccia” in sala dall’11 maggio. Una sorta di fiaba nera in cui quattro fratelli si trovano per dividersi l’eredità dopo la morte del padre. I traumi di un passato mai superato però riaffioreranno con tutta la loro violenza. Ecco che cosa ci ha raccontato il regista che nel film fa anche una piccola parte.
“Ho affrontato il tema del film, sostanzialmente andando in un’altra direzione rispetto a quello che ci si poteva aspettare e anche rispetto al mio film esordio alla regia che è stato “A Tor Bella Monaca non piove mai”.
Ho seguito l’istinto e ho lavorato per raccontare la storia che volevo condividere con il pubblico e che avevo voglia di filmare. La storia è quella di quattro fratelli che devono fare i conti con se stessi cercando di dimenticare qualche cosa che hanno vissuto insieme da piccoli, da bambini. Sono stati cresciuti da un padre che in qualche modo è stato troppo severo con loro e che ha cercato di farli crescere secondo le leggi della caccia per cui il più forte prevale sul più debole, cercando in questo modo di iniziarli in un percorso che lui credeva essere giusto.
In verità crescendo si sono resi conto che quel passato se lo sono portato dentro molto più di quanto si potessero aspettare. Il momento che li fa incontrare nuovamente è proprio la morte del padre e la divisione dell’eredità.
Il Titolo “La Caccia” forse può dare adito a fraintendimenti, perché è vero che stiamo parlando di un padre che era un cacciatore, però in verità il titolo si rivolge a una caccia “delle anime” dei quattro fratelli, un percorso attraverso il quale devono trovare la propria via di uscita, diciamo quasi la propria salvezza! Nel cast troviamo Laura Chiatti, Pietro Sermonti, Paolo Pierobon, Filippo Nigro che sono appunto i quattro fratelli.
A me piace lavorare con gli attori, forse perché sono un attore anche io e conosco le fragilità che possiamo avere sul set. In verità mi piace anche fare un lungo lavoro di preparazione con loro e mi fido molto degli attori, mi piace scoprire fin dove possono arrivare e trovo sia giusto lasciare anche un certo spazio all’improvvisazione. In generale comunque sono una persona abbastanza istintiva e mi piace seguire il flusso, seguire quello che ho voglia di raccontare. Mi piace anche mischiare un po’ i generi, non mi fisso su un unico “registro”. Del resto sono così in ogni aspetto della mia vita: mi piace seguire l’istinto e soprattutto sono un po’ iper adrenalinico, non solo sul lavoro, ma in tutto!
Secondo me questo film può piacere e soddisfare sia il semplice appassionato di cinema che va in sala per puro intrattenimento, che uno spettatore che ha voglia di qualcosa di più, magari di riflettere per qualche ora su quello che ha visto.
Naturalmente è anche un film che riflette sui rapporti familiari, sui legami con i quali cresciamo. Tutto parte dalla famiglia, le nostre sicurezze, le nostre insicurezze, fragilità o indecisioni. Credo che il film appunto faccia riflettere su quanto il nostro passato riesca a contaminarci.