Dal 9 maggio al 15 ottobre, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita l’antologica di Robert Doisneau (1912-1994), uno dei più importanti fotografi del Novecento. L’esposizione offre una prospettiva per ripercorrere il lavoro creativo del grande artista francese famoso per il suo approccio poetico alla street photography, attraverso 130 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia sud di Parigi.
Percorso diviso in sezioni L’esposizione è curata da Gabriel Bauret, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, col contributo di Fondazione Banca Popolare di Milano e di Fondazione Fiera Milano. Racconta oltre cinquant’anni di carriera di Robert Doisneau, considerato, insieme a Henri Cartier-Bresson, uno dei padri della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada, attraverso un percorso diviso per sezioni che analizza i suoi temi più ricorrenti e riconoscibili, dalla guerra alla liberazione, il lavoro, l’amore, i giochi dei bambini, il tempo libero, la musica, la moda, sapendo tradurre i gesti, i desideri e le emozioni dell’umanità tra gli anni trenta e gli anni sessanta.
Parigi e i parigini La mostra condurrà il visitatore in un passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, nei bistrot della capitale francese, attraverso le immagini di una città ormai scomparsa. I soggetti delle fotografie di Doisneau sono i parigini stessi: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali, gli amici artisti, scrittori e poeti; non solo il compagno di scorribande Jacques Prévert, ma anche Malraux, Tinguely, Picasso, Léger, Giacometti e altri.
La fotografia cult Tra i capolavori esposti, anche “Le baiser de l’Hôtel de Ville” del 1950, che ritrae una giovane coppia che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre la gente cammina veloce e distratta. L’opera, per lungo tempo identificata come simbolo della capacità della fotografia di fermare l’attimo, non è stata scattata per caso: Doisneau, infatti, stava realizzando un servizio per la rivista americana Life e per questo chiese ai due giovani di posare per lui.
Doisneau in video Completa l’esposizione un’intervista video al curatore Gabriel Bauret e la proiezione di un estratto dal film realizzato nel 2016 dalla nipote del fotografo, Clémentine Deroudille: “Robert Doisneau, le révolté du merveilleux (Robert Doisneau. La lente delle meraviglie)”, che contribuisce ad approfondire la conoscenza dell’uomo e della sua opera. Il documentario racconta le prime pubblicazioni sui giornali, l’esperienza all’interno della Renault, l’occupazione e la liberazione, i felici anni del dopoguerra, la banlieue di Parigi e la nascita della sua fotografia più iconica. Alcune registrazioni d’archivio mostrano il fotografo all’interno del proprio laboratorio, contribuendo, insieme alla voce narrante della regista (che racconta del grande autore con l’affetto di una nipote orgogliosa) a creare la sensazione di intimità e prossimità che le stesse fotografie di Doisneau generano fra l’osservatore e i soggetti ritratti.