(di Tiziano Rapanà) Breve riflessione. Nel senso che bisogna evitare di essere superflui (ammenoché si voglia essere accessori nel costruire un balocco letterario, ma non dispongo della protervia necessaria per poterlo fare). Mi pare di scorgere in giro delle punte di perfidia contro signori e signore che fanno della buona tv, servizio pubblico. Non si guarda al merito, agli ottimi ascolti, ai buoni contenuti proposti sul teleschermo. Abbonda il livore per questioni politiche, pura ubbia ideologica. Eppure gli ascolti sono lì a certificare il successo di un programma, i contenuti sono in linea con la buona ordinaria amministrazione della Rai. Eppure abbonda la perfidia. Vade retro obiettività! E non capisco il perché. Che si vada sul merito, si dica cosa va e cosa non va. E invece si preferisce stare così: catafratti nell’armatura del preconcetto. Si può uscire dalla ragnatela della banalità? Oppure le cose sono sempre uguali e a san Martino si mangia sempre la carne arrostita? Io adoro uscire dallo schema, dal consueto che calza male come un pantalone con la taglia più grande. Il pregiudizio è un’arma efficiente, non si schiva. E si va avanti così: un altro giorno è stato sprecato, gli anni passano a vuoto. Prima o poi, però, si dovranno aprire le finestre per cambiare l’aria. È inevitabile.