Pizza Doc, ovvero come mandare a ramengo i buoni propositi sulla dieta

Pizza Doc, ovvero come mandare a ramengo i buoni propositi sulla dieta

(di Tiziano Rapanà) È il paradosso del tempo moderno: le calorie non vanno più bruciate ma espiate. Oggi anche lo gnocco fritto ti fa scivolare nel purgatorio del senso di colpa. Oddio, come farò? Questo uno pensa e così si sprofonda nel rinuncia e anche un tarallo può essere il primordio del peccato più nauseabondo. E non serve l’autoanalisi, l’esorcismo senza esorcista di positure salutiste da reel di Instagram, non c’è nulla di male se si canta È bello ‘o magnà ma poi ti tocca l’incubo perenne della minestrina. Perché le calorie vanno espiate e le patatine in busta invitano alla più facile delle trasgressioni. Tu sei lì e sei pronto ad aprire la confezione con la voracità tipica di chi spera nel miracolo della continenza e si affida alle applicazioni che contano le calorie. Ma la matematica talvolta è un’opinione e i numeri si possono pure trascurare: e intanto le calorie aumentano, aumentano, aumentano… Sono solo patatine in busta e non è il caso di farne un dramma. Non c’è propensione all’ingordigia e poi se proprio ci si deve mentire a sé stessi, l’ingordigia non è il male. Qui non c’è Mefisto e io non sono Tex, l’incontro non è nemmeno degno di un duello di carta. Che si mangi pure con diletto, se le calorie aumenteranno pazienza. Verrà poi il tempo dell’eremitaggio dal mondo gastronomico. Così si avrà tutto il tempo per pensare alle inquietudini del mondo, per leggere tutto Proust minuto per minuto e infine per riflettere sull’inutilità dell’avere rinunciato a tutto quel ben di Dio. La virtù non è virtuosa, è solo un freno a mano che evita il rischio. Epperò la dieta serve e allora uno pensa a limitare e limitare e limitare. Ma le buone intenzioni cadono a vuoto, perché mi sono imbattuto in Pizza Doc. Ossia ti sfido a fare la pizza usando un ingrediente cardine della cucina regionale nostrana, non come abbellimento né come semplice ciliegina sulla torta: dev’essere il co-protagonista che non ruba la scena al prim’attore. E così avviene, ogni sabato alle 11.15 su Rai 2, in questo bel programma condotto da Tinto e Monica Caradonna. Una sfida come tante che vede due pizzaioli fare un antipasto e una pizza che veda il dominio della golosità di turno (esempio, la bresaola di Valtellina). E c’è spazio per il racconto del prodotto e per la sfida e per la simpatia dei due protagonisti, affiatati e divertenti. Tutto si svolge nella più ordinata dell’ordinaria amministrazione televisiva – un po’ rovinata da troppi filmati in esterna – fatta di spadellatori indomiti: si cucina, si mangia e si valuta. Il tempo passa e ci si diverte in un onesto prodotto di televisione fatta a basso costo (e Rai 2 non è nuova ad ottimizzare i costi con programmi di buona fattura). Al miracolo non si grida ma alla fame sì ed è umiliante fingermi Robinson Crusoe nell’isola deserta per mezza giornata di dieta. Triste ammetterlo: ognuno è meschino a modo suo.

tiziano.rp@gmail.com

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