(di Tiziano Rapanà) Trovo straordinario l’universo delle tv locali. Qui c’è ancora la fantasia e lo stare al mondo, pretendendo di costruirsi le ali. Considero gli editori delle emittenti locali i nuovi eroi della cultura italiana. Da noi c’è una crisi importante del settore, si vivacchia malamente, eppure i nostri non ne vogliono sapere di chiudere. Fanno un lavoro eccezionale, perché raccontano e spiegano Milano ai milanesi, Palermo ai palermitani, Napoli ai napoletani e via così. Noi italiani dovremmo conoscere a menadito la cultura locale, si potrebbe insegnarla a scuola, istituire una materia che spieghi l’abc del dialetto – che è la vera lingua primaria e non una subcultura linguistica, come ha insinuato malignamente qualcuno – la tradizione e il folclore. Le emittenti non se la passano bene ed il governo dovrebbe sostenerle adeguatamente. Oggi, a Pordenone, il ministro delle infrastrutture dei trasporti Matteo Salvini ha espresso un pensiero che condivido: “Il servizio pubblico spesso lo fanno le televisioni locali, le radio locali ed i giornali locali”. Ed è vero. Noi sottovalutiamo il tanto di buono, prodotto da queste piccola realtà, che faticano a costruire un palinsesto degno dei cittadini che vogliono guardare per informarsi e capire qualcosa di più della propria città. Non c’è un deserto attorno al mio pensiero. Non sono solo. Che bella la convergenza, al di là delle convinzioni in politica. Il manicheismo non passa, le sfumature della vita riemergono dalla azione prepotenza di un’opinione pubblica che livella le diversità. Spero che la dichiarazione del ministro sia il primordio per un aiuto concreto e costante alle tante piccole realtà locali che vogliono far qualcosa di concreto per la propria terra.