Il 1° marzo 1973 la band britannica pubblicavano uno tra gli album più influenti della storia del rock
Sono passati cinquant’anni da quando i Pink Floyd illuminarono “la faccia oscura della luna”. Il 1° marzo 1973 arrivò nei negozi americani “The dark side of the moon”, ottavo album in studio della band, uno dei capolavori assoluti della musica, un’opera che va ben al di là del rock. E grazie a questo lavoro il quartetto britannico formato da Roger Waters, David Gilmour, Rick Wright e Nick Mason viene lanciato definitivamente nell’olimpo del rock. Intanto i 50 milioni di copie vendute, hanno reso “The dark side of the moon” il terzo disco più venduto di tutti i tempi (dietro a “Back in Black” degli Ac/Dc e a “Thriller” di Michael Jackson).
Un capolavoro
Il termine capolavoro è oltremodo azzeccato per “The Dark Side of The Moon” che dopo 50 anni mantiene intatta quell’aura speciale che porta la musica in un altrove che i tantissimi studi e le ricostruzioni più accurate non riescono a cogliere perché rimane insondabile. Un’opera pensata come un concept album senza singoli (“Money” uscì negli Usa per iniziativa della casa discografica) asciugando le performance dalle lunghe improvvisazioni strumentali che caratterizzavano la musica dei Pink Floyd, ottenendo così una sintesi perfetta e dagli effetti stupefacenti.
La copertina
La copertina di “The dark side of the moon” è una delle più iconiche della storia del rock. Creata dal graphic designer inglese George Hardie con il contributo di Storm Thorgerson e Aubrey Powell dello studio Hipgnosis, rappresenta un raggio di luce bianca che, attraverso un prisma, con l’esclusione dell’indaco, si scompone nei suoi colori costituenti, rosso, arancione, giallo, verde, blu e viola. All’interno della copertina il raggio forma il battito cardiaco dello spettro luminoso che richiama quello che apre l’album.
La registrazione
L’album si sviluppò come parte del tour del 1971, dopo la pubblicazione di “Meddle”, e iniziò a essere pubblicizzato diversi mesi prima dell’inizio effettivo delle registrazioni in studio. Il nuovo materiale venne migliorato e raffinato durante la serie di concerti e venne registrato in due sessioni nel 1972 e nel 1973 negli studi londinesi di Abbey Road. A giocare un ruolo fondamentale furono le tecniche di registrazione elaborate da un ingegnere del suono destinato a diventare altrettanto famoso, Alan Parsons. Cruciali anche i testi delle canzoni, imperniati sui temi del conflitto, del passaggio del tempo, del modo in cui i soldi possono condizionare i ritmi dell’epoca moderna, ma anche della malattia mentale, la stessa che aveva costretto Syd Barrett a lasciare il gruppo già nel 1968, il “Crazy Diamond” che aveva fondato la band e che già allora si era chiuso nei labirinti della sua mente.
Le curiosità
Come tutti i capolavori che si rispettano, anche “The dark side of the moon” ha una storia fatta di episodi imprevedibili. Alcuni di questi riguardano, Alan Parson, il geniale ingegnere del suono con l’idea, folle per l’epoca, di registrare in quadrifonia, una tecnologia che di fatto non solo non era disponibile nel 1973 ma ancora oggi può essere utilizzata solo per eventi e in condizioni particolari. Durante le registrazioni, Parson si trovò spesso a lavorare da solo in studio, perché Roger Waters guardava le partite dell’Arsenal e tutta la band non si perdeva una puntata del “Flying Circus” dei Monty Python sulla Bbc (la band poi contribuì economicamente alla realizzazione del loro primo film, “Monty Python e il Sacro Graal”). Parson per questo straordinario lavoro ebbe una nomination al Grammy, ma vide incrinarsi il rapporto con la band che pubblicamente non riconobbe in pieno i suoi meriti: fu allora che decise di mettersi in proprio con l’Alan Parson Project.
Altra curiosità è quella legata all’ormai leggendaria parte vocale di “The great gig in the sky” che il suo debito nei confronti del caso. L’idea era di aggiungere una voce femminile al brano: Alan Parson chiamò Clare Torry, una vocalist che all’epoca aveva 22 anni. La ragazza registrò le sue tracce e dopo una paio di session fu liquidata con 60 sterline. Sembra che fosse addirittura intenzionata a scrivere un messaggio di scuse alla band perché riteneva che la sua performance potesse risultare troppo enfatica. Solo a pubblicazione avvenuta si rese conto che il suo nome faceva parte dei credit dell’album. La vicenda è proseguita nei tribunali fino al 2005, quando un giudice ha riconosciuto i mancati guadagni della Torry attribuendole il 50% della proprietà del brano e il 50% dei diritti rendendola milionaria.
Il successo
Dopo l’uscita dell’album il successo fu immediato risultando primo nelle vendite della classifica del magazine Billboard per una settimana e successivamente ottenendo l’incredibile record di 741 settimane di presenza in classifica dal 1973 al 1988. Le stime parlano di almeno 50 milioni di copie vendute in tutto il mondo, che lo resero il più grande successo commerciale dei Pink Floyd, l’album più popolare fra i loro numerosissimi estimatori e uno dei più grandi dischi rock di tutti i tempi.
La celebrazione
A distanza di mezzo secolo, è tempo di celebrazioni: il 24 marzo esce il cofanetto “The dark side of the moon 50th Anniversary” che include cd e vinile gatefold con la nuova rimasterizzazione 2023 dell’album in studio e audio Blu-Ray e Dvd con l’originale mix 5.1 e le versioni stereo rimasterizzate.