Alex Infascelli porta al cinema la storia del primo dirottatore di un volo transatlantico con il doc “Kill me if you can”

Alex Infascelli porta al cinema la storia del primo dirottatore di un volo transatlantico con il doc “Kill me if you can”

Nelle sale il 27, 28 febbraio e il 1° marzo: l’incredibile storia di Raffaele Minichiello che ispirò Rambo di Stallone

Dopo l’accoglienza all’ultima Festa del Cinema di Roma, arriva in sala come evento speciale il 27, 28 febbraio e il 1° marzo il documentario “Kill me if you can” diretto da Alex Infascelli.

Il film narra l’incredibile storia vera del primo dirottatore di un volo transatlantico, al quale si ispirò Sylvester Stallone per il personaggio di Rambo. Protagonista della storia è Raffaele Minichiello. Una storia che ha dell’incredibile. Una vita vissuta su una linea di confine tra il surreale e la verità. Quella verità che lo stesso protagonista non trova le parole per definire. Una vita, un libro, un docu-film.

La trama

Il 31 ottobre del 1969 le trasmissioni televisive di tutta l’America vengono interrotte da un annuncio: un uomo armato fino ai denti ha preso il controllo di un jet della TWA in partenza da Los Angeles e diretto a San Francisco con destinazione finale Roma. Inizia così il più lungo dirottamento nella storia dell’aviazione. Mentre l’America è incollata davanti alla televisione a seguire con il fiato sospeso l’odissea del volo TWA 85, gli agenti dell’FBI scoprono l’identità del ragazzo. Si chiama Raffaele Minichiello, anni 19, emigrato negli Usa dall’Irpinia dopo il terremoto del 1962, Marine pluridecorato per il valore dimostrato in battaglia. Nel frattempo, anche l’Italia ha iniziato a seguire la gimcana tra i cieli del proprio connazionale. All’arrivo a Roma, Minichiello cerca la fuga con una macchina della polizia ma viene catturato e arrestato…

Una storia incredibile

Kill Me If You Can racconta l’incredibile vicenda di Raffaele Minichiello, una vita punteggiata da terremoti, attentati, guerre, tragedie personali e guai di ogni sorta, ma sempre all’insegna di una irriducibile voglia di vivere, o meglio, di sopravvivere, nonostante un destino che sembra proprio accanirsi contro di lui.

Dal libro al documentario

Alex Infascelli parte dal libro di Pier Luigi Vercesi “Il Marine. Storia di Raffaele Minichiello” per portarci avanti e indietro nel tempo sulle tracce di un personaggio imprevedibile e controverso, tra Stati Uniti e Italia, raccogliendo testimonianze, foto di archivio e soprattutto lasciando la parola al vero protagonista di questi eccezionali eventi. Lo stesso Vercesi racconta nella pellicola di aver convissuto sei mesi con Minichiello quando era direttore di Sette. “Lui venne al giornale contestando un articolo sul Vietnam e disse ‘non avete capito nulla, se vi interessa ve lo posso raccontare io il Vietnam perché c’ero’. Ovviamente lo richiamai e scrissi la sua storia nel libro”.

Chi è Raffaele Minichiello

Minichello è un immigrato italiano trasferitosi negli States da bambino con la sua famiglia, che per farsi accettare dagli americani ed essere considerato uno di loro si è arruolato nei marine partiti per il Vietnam. Ha combattuto, ha sofferto, è tornato da vincitore ma invece di ricevere gli onori della gloria per le sue imprese è finito per essere contestato dalle piazze americane proprio per aver partecipato alla pagina ingloriosa della guerra del Vietnam. Come se ciò non bastasse si è visto togliere 200 dollari dai suoi risparmi che aveva lasciato ai responsabili militari. Due ingiustizie, una di seguito all’altra che lo hanno segnato al punto di comprarsi una carabina con dei proiettili e rendersi protagonista e colpevole del più lungo dirottamento di un aereo nella storia dell’aviazione civile: oltre 19 ore da Los Angeles a Roma per un totale di quasi 11mila chilometri in aria. Preso e arrestato in Italia, bandito dagli americani che chiedevano l’espatrio, ha scontato una condanna ridotta a 18 mesi di carcere. È diventato un personaggio famoso, si è districato in tanti lavori coltivando sempre un sogno: costruire un elicottero. Ha avuto tante compagne che non possono certo definirsi fortunate come lui. Hanno sofferto e l’hanno lasciato prima del tempo. Con figli e problemi connessi. Ma lui imperterrito ha continuato la sua storia abbracciando la fede. Una storia alla Rambo, anzi, che Sylvester Stallone ha fatto sua nella celebre saga dell’eroe di guerra campione d’incassi.

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