Elisa Caponetti: La mia lotta contro la violenza

Elisa Caponetti: La mia lotta contro la violenza

La televisione anche nei programmi di intrattenimento, non deve mai perdere quell’importante ruolo dato anche dal riuscire a facilitare l’acquisizione di consapevolezze ed evitare il rischio di agire un’eccessiva spettacolarizzazione.
Quanto accaduto sabato 7 gennaio alla trasmissione “C’è posta per te” non è certamente un caso isolato. Assistiamo continuamente ad un’esposizione eccessiva di storie di violenza. E’ pericolosissimo normalizzare comportamenti che in realtà sono disfunzionali, patologici e violenti. E’ estremamente utile e importante farli emergere ma per facilitare un’azione di distacco e allontanamento dal partner che li agisce e non favorire una riconciliazione.

Accade spesso che chi vive certi legami non ne ha la consapevolezza della loro dannosità e spesso, pur di mantenere in essere la relazione, tende a giustificare quei comportamenti non sani e patologici. Accendere i riflettori può essere un modo, comunque, per parlarne e porre all’evidenza le disfunzionalità di alcuni rapporti ma occorre farlo con le giuste competenze e mandando messaggi corretti. Sono inaccettabili mortificazioni e offese di una simile natura quali quelli sentiti (“impara a fare subito quello che ti dico… ma che madre sei, sei un’incapace…sei una persona inutile, stupida e cogliona”).

Occorre comprendere che seppur con difficoltà, spesso, i legami patologici tendono a sopravvive in quanto si ritiene meno doloroso accettare oltraggi e umiliazioni, piuttosto che vivere nell’assenza dell’altro, assenza che richiama un vuoto interiore. Stiamo parlando di relazioni malate e questo è bene sottolinearlo. Nei rapporti sani, alla prima offesa o mancanza di rispetto, occorrerebbe fermarsi a riflettere e prenderne le dovute distanze. Se tali agiti si lasciano passare, tenderanno ad essere reiterati.

Tenuto conto della numerosità elevata dei rapporti di coppia caratterizzati da agiti manipolativi e violenti, è sicuramente necessario diffondere corrette informazioni e aiutare a riconoscere un amore sano da uno patologico e dipendente. Questo si può fare in tanti modi. I media possono avere un ruolo grandissimo ed importante. Certamente però, non può essere lasciata solo alla tv, la responsabilità di far passare certe informazioni. Occorre fare un enorme lavoro di diffusione e prevenzione culturale, sociale ed affettiva.

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