L’album si compone di otto canzoni e racconta un periodo complicato della vita dell’artista. Ma non solo per lui, per tutta l’umanità. L’INTERVISTA
Guerra Fredda è un’intensa e profonda raccolta di pensieri e riflessioni, un diario intimo dal sapore agrodolce scritto a cuore aperto, mese dopo mese, in cui l’artista si mette in discussione e racchiude le sensazioni ed emozioni vissute negli ultimi anni. Il nuovo album di Clavdio, all’anagrafe Claudio Rossetti, è un guanto di sfida lanciato a se stesso, una battaglia di parole e sentimenti combattuta spogliandosi di ogni armatura, con sincerità e coraggio. Un conflitto così interiore e personale da riuscire a farsi universale, collettivo, condiviso.
Claudio partiamo dalla storia dell’album: quando ha cominciato a nascere e renderlo così intimo e personale è stato spontaneo oppure in alcuni momenti ti sei sentito in difficoltà?
Tutto è stato molto spontaneo. Non avevo una idea di base, sono partito scrivendo Freccia nel 2020, verso la fine, ed è accompagnato da riflessioni su come lavorare a questo secondo disco. A luglio 2021 mi trasferisco in Umbria per quattro mesi per scrivere il resto dell’album. La guerra fredda sono i miei conflitti interiori a partire dal combattere con le aspettative mie ed esterne. È tutto quello che ho vissuto ma è anche un sentire comune con le altre persone.
“Vivere, come sempre, con le braccia aperte” è un bel messaggio di accoglienza, anche se rischioso: negli anni hai imparato a capire chi merita di essere abbracciato e chi no?
Vivo sempre con le braccia aperte perché non ho pregiudizi ma quando dopo capisci che qualcosa non va torni indietro, ma non bisogna farlo a prescindere. Quello che non torna non è da eliminare ma da lasciare andare… mai perdere la fiducia, però.
Come si possono evitare le salite della vita che sbucano all’improvviso?
Non si può. Sarebbe bello. Ma è bello anche imparare ad affrontarle: tutti quanti le abbiamo davanti e non dobbiamo lasciarci abbattere.
Non credi che arrivare in fondo alla vita senza un ostacolo e senza farsi male potrebbe essere un po’ noioso?
Non c’è un segreto per arrivare alla fine della vita, bisogna prendere coscienza di come è. Nessuno li evita e comunque sì, sarebbe un po’ noioso.
Ti senti spesso un salice piangente?
Mi capita. Perché spesso sono pensieroso, melanconico e non vedo le cose dal lato più roseo.
L’altro protagonista, oltre a te, di Asfalto è conscio che parli di lui/lei?
Non è successo qualcosa di così brutto. La canzone è un gioco di parole più che una storia in particolare. È impostata come una lettera astiosa ma io la ho pensata per chi la ascolta trovandosi nella situazione che descrive e si immedesima.
Pericolose le Graminacee che ti portano a dare le spalle al prossimo, oltre che a starnutire?
A tutti può capitare di trovare chi si volta nel momento del bisogno. Io devo arrivare proprio al limite e al massimo mi giro di tre quarti. Lo starnuto è una metafora: ognuno ha i suoi problemi non aggiungiamone altri.
Quando è l’ultima volta che il tuo cuore ha pianto?
Nel periodo della pandemia.
Un tema che sento ricorrente nell’album è la lontananza. Sembra sempre che ci sia un protagonista assente in ogni canzone: cito per tutte Graminacee e Asfalto. È così? Fa eccezione Wikipedia: “tu stammi vicino sempre…”, anche se sembra una richiesta più di fede che terrena.
Mi riferisco all’umanità. Dobbiamo imparare a starci vicini. Il sentimento della lontananza ci sta, mio padre non c’è più dal 2014 e ci penso spesso.
“Come cambia il mondo di generazione in generazione”: ti senti parte della tua oppure sei fuori epoca?
Ti ci devi sempre trovare per dirlo. Sto bene nella mia età e anche se si pensa che in un’altra epoca sarebbe stato diverso non c’è riscontro.
C’è chi nei cassetti ha i sogni… tu ci custodisci le soluzioni?
Era un periodo di una confusione tale che le soluzioni le cercavo nel cassetto. Mi riferisco sempre al 2020, poi sono andato in Umbria nel 2021 per cercare chiarezza e lavorare all’album.
Dovremmo fare sport è il ritratto di questa epoca popolata da persone sempre più solitarie che dei verbi conoscono solo il condizionale?
Sicuramente in questa epoca possibilità ce ne sono tante, su internet ognuno può promuovere se stesso e diventare un personaggio. C’è chi perde l’orientamento, dunque il verbo al condizionale ci sta. Potresti avere tutto e ciò rende difficili le decisioni. Lo sento come un pezzo che dà conforto, è la mano che cercavi: la persona di Wikipedia cerca quella mano.
Dopo questo album è più facile vivere ogni ora come se fosse diversa?
Sicuramente sì.
Che accadrà nei primi mesi del 2023 oltre ai concerti già annunciati?
Spero in belle novità. Il disco è appena uscito e mi piace che ognuno ci veda quello che sente. È un album che va ascoltato, non è d’impatto.